Decima edizione del TOWER TRANSMISSIONS, festival industrial di Dresda, che ha sfornato una line-up con nomi di calibro mondiale della scena estrema.
Subito ci ha accolto la scritta sullo schermo del primo act, BLACK MAGHREB: “attenzione le immagini potrebbero risultare offensive”; insomma tutti i presupposti per cominciare la kermesse nei migliori dei modi. Infatti sono state decisamente suggestive, riportando autopsie vere, scene di guerra clandestina, tutti documenti d’epoca accompagnati da un suono claustrofobico.
“Esplorando ulteriormente l’inferno psicologico dei conflitti umani e mettendo in discussione lo stato di incertezza alle porte della morte…” è stata la presentazione di una loro opera e queste parole hanno aderito perfettamente alla realtà descritta.
A seguire i SARDH, longevo collettivo autoctono. Il loro set si è mantenuto in linea, proponendo appunto un suono molto industrial: essendo una band versatile, è solita adattarsi al contesto in cui si trova con molta facilità, dalle performance artistiche ai momenti ambientali ovvero ai concerti veri e propri.
Il primo gruppo italiano a esibirsi è stato WUORNOS AILEEN, progetto di trentennale esperienza, con formazione a 4. I video sono stati montati e talvolta girati da Tiziana Vallero; le voci sono risultate molto effettate e distorte, puntando con grande successo sulla sincronizzazione audio/video.
Cambio di latitudini, con AFRICAN IMPERIAL WIZARD, che si è presentato con un costume molto particolare: cappuccio appuntito e colori semi sgargianti. Inizia il viaggio nell’Africa più nascosta, tra ribellione e tradizioni.
La componente visual è stata di tipo documentaristica, supportata da un sound ritmato, a tratti anche molto strutturato.
Poi si è passati al (quasi) silenzio: VOID OV VOICES, cioè ATTILA CSIHAR, cantante originale dei MAYHEM e dei TORMENTOR, che negli ultimi anni si è dedicato a diversi progetti, molti in ambito sperimentale, oltre a collaborare con SUNN 0))): “NOMEN OMEN”, cioè il vuoto vocale, un lungo rituale predicato con candele e video minimali in bianco e nero, con sequenze molto molto lente.
Una pausa di riflessione prima degli attesi GEOGRAPHY OF HELL, collettivo internazionale molto amato dalla scena. L’assalto sonoro ha avuto l’ausilio di istantanee a tema bellico anche se l’incipit così diretto e deciso non si è mantenuto per tutta l’esibizione, con un calo qualitativo.
Terminati i concerti, spazio ai djset. Si segnala quello di DJ FRANCESCA BLACKDEATH, sempre precisa e ed attenta con la sua playlist a garantire qualità per il dancefloor.
Sabato via alle danze con una presenza femminile dalle connotazioni molto marcate, ESPECTRA NEGRA, con indosso una maschera fetish e una proposta dai pochissimi compromessi. Le immagini ad accompagnare la sua performance hanno peccato però di personalità e sono risultate troppo schematiche.
Verso la fine del set VERÓNICA MOTA è intervenuta con uno speech ben contestualizzato sulla situazione delle donne in Messico. Amando gli ascolti della GALAKTHORRÖ REC., grande attesa era riposta nei DA-SEIN, duo con base a Madrid, che si sperava attingesse a piene mani da quelle sonorità glaciali ed elettroniche tipiche della label tedesca ma il risultato è stato piatto e poco impattante.
Il mood della serata è stato buono, soprattutto in considerazione dell’arrivo del TEATRO SATANICO, che si è presentato con brani presi dalla vasta discografia e con l’insolita formazione a tre (anche se dovevano essere in quattro). Percussioni intensive hanno trasformato l’esibizione in un rituale ed hanno sottolineato il loro valore aggiunto nell’esibirsi in pubblico rispetto che su supporto.
E’ quindi la volta di JOUNI HEIKKI OLLILA, col nuovo progetto primordiale ULVTHARM, scarno minimalismo svedese. Il suo look è stato in linea con quanto portato, con un copricapo fatto di ramoscelli ed un piccolo microfono appoggiato sulla guancia, oltre ad altri dettagli che lo hanno fatto apparire come una sorta di satiro dei boschi. Il climax è stato raggiunto quando il cantato è stato arricchito dall’ accompagnamento della fisarmonica.
Quasi sul finire, la storica scena noise giapponese ha visto esibirsi la sua rappresentante MAYUKO HINO, ex moglie del celebre Hiroshi Hasegawa. E’ stato subito un susseguirsi di distorsioni, filtri, volumi alzati al limite ed una fioca luce blu ad accompagnare la sagoma della nipponica. Una catarsi purificatrice per le anime che hanno assistito a questo assalto sonico.
C’è stato ancora tempo per un’altra formazione importante come BLOOD OV THEE CHRIST, con video vintage e suoni disturbanti e mai accomodanti.
L’appuntamento è rinnovato al prossimo anno con un’anticipazione: verranno celebrati i 40 anni dei SIGILLUM S!
Daniele C