Vaisa – Vaisa (Tiella Sound)
Prima uscita per la neonata Tiella Sound da Gaeta. Il radio show di Luca Bigote Evangelista, già apprezzato Dj, da vita a un progetto discografico ambizioso basato su una visione aperta dell’house music e delle sue diverse declinazioni in cui la parola d’ordine è “qualità”. Il numero uno del catalogo è affidato all’estro di Daniele Tomassini che, messo momentaneamente da parte il suo alias Feel Fly, nelle vesti di Vaisa confeziona un mini album di sei tracce composte tra il 2014 e il 2016. Il mood è quello dettato da un sound house psichedelicamente funky che, dubbato e intriso di field recordings, si fa spazio tra le interferenze di una radio accesa su un assolato davanzale a Brooklyn.
Niamey setaccia nervosa frequenze tantriche sullo spettro delle onde corte, e chanson libre mescola mescola un cocktail a base di soundtrack, soft porno e da funk. Berceuse de dèploracion crea il suo groove raccogliendo voci e rumori dalla strada trasformandoli in elementi di un rito primitivo. Il sole si rifrange tra le nuvole di Foreste tu, e si arriva, attraverso il meccanico/urbano intermezzo di V, a Aether Eclipse, una lunga suite che rimanda al miglior Carl Craig mentre accompagna l’ascoltatore a perdersi in un edonistico oblio.
Livio Improta – Fondamentalismi (Tiella Sound)
Per il secondo capitolo di questa storia elettronica chiamata Tiella Sound, l’attento A&R Luca Bigote Evangelista è partito da una compilation della serie Fabric. Sul numero curato da Cassy, infatti, la traccia deep Mare010 lo ha spinto a cercare e coinvolgere il suo prodotture, vale a dire il campano Livio Improta.
Con una decina di brani composti nel 2014 e rimasti inediti, Improta consegna a Tiella un album completo e variegato, in contrasto con un titolo molto rigidamente contemporaneo. Il suono che lo definisce è quello che gira nelle periferie delle metropoli, nelle quali è facile perdersi in club fumosi dal potente sound system, o per labirintiche strade guidati dalle note in cuffia. Anche a livello temporale non ci sono punti di riferimento, il mix di influenze, beat e atmosfere è senza soluzione di continuità, come nel gioco Snake il flusso creativo avanza, ingloba e si allunga senza mai guardare indietro. Soltanto l’attitudine rimanda a un tempo in cui era d’obbligo inseguire a tutti i costi il futuro. Pulsazioni subacquee, che si distribuiscono irregolari, sorreggono melodie sinaptiche, incastrando mentalismi acidi a trasporto onirico. Un disco da vivere in più dimensioni e colori.
April Clocks – Rituals (Union Editions)
Danilo Betti da alla luce il suo terzo album come April Clocks, e per la prima volta su vinile. Composto nel suo quartier generale a Rimini (il master invece è affidato come sempre al fuori classe Miles Whittaker), Rituals è un vortice di emozioni ipnagogiche in chiave shoegaze, prodotto con pochi strumenti ed effetti a far emergere sentimenti dal rumore di fondo di un nastro magnetico.
Il drone si fa carico di una melodia la cui bellezza malinconica è affidata al trasporto del riverbero, come volesse viaggiare nell’etere per raggiungere i cuori più lontani. Senso di nostalgia indefinita e andamento da colonna sonora di un film dalla trama ignota, vorrebbe un ascolto al buio, meditativo, di modo da aprire i cancelli del proprio palazzo della memoria per custodirvi le emozioni suscitate associandole alle immagini disegnate dalla musica. Non a caso una sua importante fonte di ispirazione è The Caretaker. In definitiva si tratta di pura poesia del rumore astratto.
Fabio Perletta – Nessun legame con la polvere (Room40)
Abruzzese col Giappone nel cuore (dove infatti si esibisce molto spesso), Fabio Perletta è uno di quegli artisti di cui bisognerebbe parlare molto (ma molto) di più.
Come sound artist è un maestro di musica concreta, e la sua etichetta 901 Editions è un faro d’avanguardia. Nessun legame con la polvere viene pubblicato dalla prestigiosa Room40 dell’australiano Lawrence English, ed è stato composto tra il 2017 e il 2023 tra l’Italia e, ca va sans dire, il Giappone.
Il titolo, come spiegato dallo stesso autore, deriva da una storia Zen e da una parte del suo progetto artistico I fiori non vedono mai i propri semi, installazione che tuttavia non prevedeva una parte audio.
Il raffinatissimo paesaggio sonoro, ricreato con field recordings e interventi elettro-acustici, ospita una riflessione profonda sulla vita, le relazione che contiene (il disco è dedicato a due amici scomparsi), e sulla morte, allineando pensiero filosofico e scientifico. Nei micro suoni che fioriscono dall’immaginario di Perletta possiamo immergerci nell’esplorazione di giganteschi universi, uscendone con le orecchie e l’anima più pulite.
JS – Lifetime (Diffuse Reality Records)
Stefano JS Galbiati dopo le esperienze su Fu.me e Earth Mothern, pubblica il suo primo album da solista sulla Diffuse Reality Records di Barcellona.
Lifetime è appunto il racconto di una vita spesa tra studio e consolle, synth e dischi che girano incessanti sui piatti. Nelle dodici tracce ritroviamo i diversi momenti di un party da maratona, di quelli che finiscono con l’acufene sovrainciso al motore di un aereo per un’improbabile dubtech a cui manca solo la cassa in quattro.
Così, tra languide acidità pronte a irretire i clubber in ipnotici rituali sulla pista, battiti dritti nell’oscurità e pause ricche di tensione, la storia si sviluppa giocando tra vecchia e nuova scuola. Gli elementi classici di techno e house vengono dosati con perizia e creatività nel modo corretto, conferendo al lavoro una rispettabile solidità che darà soddisfazione sicura a tutti gli appassionati.
Federico Gandin – 22:59:59 (Opilec Music)
Il prossimo anno segnerà il rientro di uno degli artisti più apprezzati della scena techno del Nord Ovest.
Federico Gandin, unanimamente riconosciuto come ponte principale tra Detroit e Torino, pubblica sulla Opilec Music di Gianluca I-Robots Pandullo un nuovo mix contenente tre tracce da battaglia per i Dj che vogliono sbancare il dancefloor senza rinunciare alla qualità.
Once you go in drittone a velocità di crociera 142 bpm con sample vocali anni ’90, che non perde tempo, secondo le teorie del groove a la Jeff Mills, si completa nel maggiore calore e nei mentalismi cosmici di You don’t come out. Chiude la title track che segna appunto l’orario di collisione con gli universi alieni, ridando luce a un immaginario classico sempre affascinante.
Questo lavoro rimette al centro la visione del Dj techno, libera e diretta, curiosa dell’ignoto ma rispettosa delle proprie radici.
Federico Spadavecchia