La stagione autunnale della rassegna Inner_Spaces si chiude in bellezza lunedì 12 dicembre con un evento speciale in stretta collaborazione con l’etichetta discografica Touch, che festeggia i 40 anni della sua nascita. La prestigiosa label londinese – che conta nel suo catalogo artisti quali la vincitrice Grammy Hildur Guðnadóttir (per la colonna sonora di Chernobyl nel 2019), Christian Fennesz, Mika Vainio, Biosphere, Chris Watson – ha sempre significato culto del suono e della variegata ricerca attorno a esso. Quarant’anni di passione intransigente hanno reso la Touch uno dei più solidi pilastri in materia sperimentale, nonché una seconda casa per sound artist oggi riconosciuti a livello mondiale. “Multimedia project” è, in effetti, una terminologia più calzante per coglierne l’identità, che nel tempo ha incluso anche residenze artistiche, workshop ed eventi live.
Dal canto suo Inner_Spaces può vantare uno stretto legame con la Touch, di cui ben dieci artisti si sono esibiti nell’auditorium San Fedele in edizioni passate: Fennesz, Jana Winderen, BJ Nilsen, Philip Jeck, Lawrence English, Oren Ambarchi, Ozmotic, Simon
Scott (Slowdive), Thomas Köner, Ipek Gorgun. Lunedì 12 dicembre, dalle ore 20.00 alle 23.30, in un percorso musicale notturno, si susseguiranno sul palco cinque musicisti e gruppi provenienti da diverse zone geografiche e appartenenti a tre correnti musicali: l’ambient a sfaccettature variabili, il minimalismo a sfondo spirituale e la registrazione sul campo (field recording).
In apertura Geneva Skeen, statunitense, ultima arrivata nella famiglia Touch. La sua musica è costruita su lunghe fasce sonore che evolvono lentamente con materiali audio intrecciati a registrazioni sul campo (fenomeni naturali, spazi acustici diversi, riprese sonore in ambienti della vita corrente), a composizioni elettroacustiche e alla voce. L’artista predilige l’approccio sperimentale, a volte senza concessioni, inteso anche come atto di denuncia degli effetti negativi sulla vita sociale del tardo capitalismo.
Su un altro piano stilistico si pone il polacco Jacaszek. Egli opera una fusione di ambient, musica classica e musique concrète, utilizzando registrazioni sul campo, campioni acustici, testi poetici e religiosi, come pure i modelli espressivi dell’arte barocca per dipingere situazioni spesso malinconiche, nostalgiche, tragiche. Michał Jacaszek ha sviluppato metodi di campionamento non convenzionali, utilizzando registrazioni arcaiche e suoni prodotti da giocattoli, strumenti e resti di meccanismi trovati, chiamando questa tecnica “musicotronica”. Nell’ultimo album pubblicato da Touch, Gardenia, del 2020, il musicista ha esplorato un nuovo ambito espressivo partendo da un suo soggiorno in una riserva naturale del Sud Africa. Decine di ore di registrazioni di canti di uccelli, richiami di rane, versi di insetti, suoni della natura sono state successivamente rielaborate in veste digitale in una suite di nove brani. Nella nota di presentazione del disco, l’autore precisa: “Non intendo documentare il mondo sonoro del Sud Africa o creare qualcosa di concettuale. Tutto quello che faccio nel mio lavoro è un’affermazione di bellezza nascosta in vari aspetti della creazione”.
Riccardo Giovinetto e Simone Bosco hanno fondato nel 2011 il duo OZMOTIC, progetto di musica elettronica e strumentale ispirato ai suoni contemporanei provenienti dalla musica classica e ambient; paesaggi sonori e suoni concreti si mescolano a musica glitch, IDM e noise. Profondamente affascinato dalle dinamiche della società contemporanea, dall’architettura, dalle città e da vasti spazi incontaminati, OZMOTIC crea suoni caratterizzati da un’intensa varietà tonale e una raffinata ricerca ritmica. L’interazione tra musica elettronica e arte visiva digitale in tempo reale è un tratto essenziale dell’estetica del progetto; il legame tra il materiale sonoro e la dimensione visuale-spaziale che emerge consente la creazione di forme espressive sia spettacolari che sperimentali.
Location: Auditorium San Fedele Milano, Via Hoepli 3 /b
Comunicato stampa
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