22/11 INNER_SPACES #4: KMRU e Valentina Magaletti

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Il quarto appuntamento autunnale della rassegna Inner_Spacesmartedì 22 novembre, è in sinergia con Linecheck quale evento inaugurale del Music Meeting and Festival (23-26 novembre). Ad accendere il palco di San Fedele Musica due artisti tra i più apprezzati del momento, il giovanissimo keniota Joseph Kamaru (1997) alias KMRU e Valentina Magaletti*, percussionista con base a Londra.

Due concezioni musicali apparentemente distanti ma non antitetiche. La prima, levigata sulla soglia della delicatezza e delle luminosità diafane, è esposta a una temporalità aperta e metafisica. L’altra, più legata alla dimensione performativa mediante strumenti percussivi, sognante e fantasiosa, è in evoluzione e in bilico tra l’aspetto ritmico affermativo e l’evanescenza sonora che integra i parametri della fragilità e dell’impermanenza.

L’arte di KMRU si serve di pochi elementi ma li trasfigura in forme e universi sonori di ampio respiro, in cui il tempo sembra sospeso e i suoni ambientali vengono trasformati in tenui melodie volubili in loop, apparendo come una fiaccola in lontananza che non si spegne mai. A volte il flusso sonoro cresce, ma rimane sempre composto e misurato.

KMRU è un musicista ambient aperto ai suoni del mondo, titolava Philip Sherburne della rivista Pitchfork in una sua intervista all’artista. In un modo che stupisce, i suoni dell’ambiente circostante li riavvolge in musica ambient meditativa. Riprese sonore istantanee con il suo registratore portatile vengono raggruppate in brani con droni dilatati, finché i punti di riferimento del mondo reale si dissolvono in foschia.

L’album che l’ha reso noto, Peel, del 2020, è uscito per Editions Mego. Un’opera audio di profondità materica che intreccia registrazioni acustiche sul campo (field recording) con un’elettronica sottile creando un arazzo emotivamente coinvolgente. Da quella data, le produzioni del musicista africano residente a Berlino si sono moltiplicate, a volte uscendo dalla sua cifra stilistica, come in Logue, del 2021, sotto l’influenza del minimalismo americano, del post-rock, con ampie stratificazioni sonore composte da sintetizzatori e batterie elettroniche.

Ben diverso il percorso di Valentina Magaletti. Al centro della sua ricerca da diversi anni è la riformulazione di un altro modo di concepire e ascoltare l’universo sonoro della batteria e delle percussioni. Come spiega lei stessa in una recente intervista del giornalista Alberto Campo: “Cerco un approccio differente allo strumento, allontanandomi dalla convenzione che ingabbia la batteria. Mi piace rompere gli schemi e variare l’assetto stesso del kit: niente piatti, la cassa sollevata da terra e così via”.

Ciò evidentemente confuta il luogo comune secondo cui la batteria è uno strumento secondario, inadatto alla narrazione: “A suo modo parla invece, come qualsiasi altro strumento, ad esempio il pianoforte, anch’esso a percussione. Io con la batteria racconto storie. Per me, e lo dico anzitutto da ascoltatrice, la differenza la fanno i batteristi capaci di comunicare, al di là della bravura tecnica, che in sé non costituisce un valore assoluto”.

L’attesa a Milano del progetto della percussionista mantiene questi dati di imprevedibilità e di ricerca costante dell’artista, che svelerà la sua direzione proprio nel momento dell’esibizione dal vivo sul palco del San Fedele.

*Valentina Magaletti sostituisce Huerco S, artista inizialmente annunciato che ha annullato la sua presenza per motivi familiari 

Location: Auditorium San Fedele Milano, Via Hoepli 3 /b

Comunicato stampa

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