“Pordenone può essere Londra ma Londra non può essere Pordenone”.
Proviamo a consultare una carta geografica d’Italia dei primi anni ottanta; la città friulana si trova a una manciata di chilometri da quella che fu la Jugoslavia, ovvero il confine che costituiva la storica cortina di ferro. Periferia dell’impero in entrambi i sensi: provincia profonda lontana dai centri del potere politico ed economico e piccola cittadina a ridosso del blocco occidentale. Eppure ci fu un momento storico in cui fu al centro dell’Europa in fatto di musica e cultura: ivi nacque quel grande progetto artistico underground che passò alla storia come The Great Complotto.
La genesi risale alla metà degli anni settanta, quando un manipolo di musicisti di area punk diede l’abbrivio a un collettivo artistico non solo musicale ma anche con performance di teatro e recita in stile dadaista. Il loro periodo d’oro però fu l’inizio degli anni ottanta, dove si ebbe il meglio. I gruppi che presero parte a questo singolare proponimento furono moltissimi: Tampax e Hitler SS, fra i fondatori del movimento, poi Mess, Andy Warhol Banana Technicolor, Musique Mecanique, Mind Invaders, Sexy Angels, Fhedolts, Miss Xox e Plastic Girl fra i tanti. La prima cosa da chiarire è perché un piccolo abitato provinciale, industrioso e tranquillo dove non succede mai nulla di eclatante, ha partorito una simile corrente di caratura europea? Uno dei motivi può essere la vicina base americana di Aviano, grazie alla quale fin dagli anni cinquanta penetrarono in quel lembo di pianura il rock’n’roll è le sonorità a stelle e strisce; un elemento di sprovincializzazione, seppur limitata, della zona. Ma soprattutto è la lontananza dai luoghi di potere, un motivo per cui in altre parti della penisola scaturirono realtà artistiche originali: i vagiti freak e schizoidi di un territorio remoto ed insofferente a dove vengono prese le decisioni per loro e dove le storture del potere vengono percepite con una lente deformante.
Il collettivo The Great Complotto è composto da musicisti di estrazione wave- dadaista, autentici agitatori carbonari e rivoluzionari; il loro ritrovo fu una casa occupata nel centro di Pordenone: quivi fondarono la Libera Repubblica dello Stato di Naon, un ritrovo per punk wavers e artisti freak che si esibivano in performance dove imperavano il non sense e la fantasia; proprio come lo storico Cabaret Voltaire di Zurigo che battezzò il movimento dadaista europeo. I loro referenti furono i Devo e la devoluzione, l’elettronica robotica dei Kraftwerk, i film di fantascienza della corrente sci-fi degli anni 60, Orwell e l’Huxley de Il Mondo Nuovo, i Pere Ubu ed il teatro patafisico dell’assurdo, i Residents, il no future del punk, la new wave inglese più minimale, i Throbbing Gristle, i già citati CV e l’industrial.
The Great Complotto si impose sulla scena underground dei primi 80 come un raggruppamento di terroristi sonici refrattari ad ogni valore borghese ed antagonisti verso qualsivoglia convenzione sociale. La Repubblica di Naon era uno spazio che con le sue atmosfere decadenti, rimandava ad uno stato della mente ove i suoi abitanti, ossessionati dal bisogno di svecchiare i modelli sociali, si astraevano dalla realtà in nome di un comune sentire collettivo di stampo meccanico retrofuturista; le loro esibizioni furono il ruggito del profondo nordest italico, ma non nel senso di un urlo disperato e angoscioso come accadde con certi gruppi di area industrial, ma un atteggiamento barricadero di dissacrazione e demistificazione cioè la dimostrazione provocatoria che il re fosse nudo.
Di seguito l’album antologico che illustra i tratti salienti del gruppo.
Apre l’album Paraguay dei Mess, una wave elettronica scarnificata con un giro di basso alla Cure e synth alla John Foxx modello minimal paranoia. Seguono i Fhedolts con Stimolation e siamo dalle parti di una deriva fra Siouxie e i B’52; Indi i Sexy Angels con Atom For Energy e un gioco di basso e tastiere fra Devo e la band di R. Smith. Gli AWBT propongono I’m in Love with My Computer, un brano minimal wave con sax alla James Chance e suggestioni no wave newyorkese in salsa Devo/Kraftwerk. Seguono prima i Mind Invaders con i sette secondi di sussurrate frequenze radio di Individual Therapy ed i Cancer con due tracce: 000010 e 000001: il primo è un esercizio di paranoica sperimentazione distorta tra Residents, umori industrial ed elettronica povera; il secondo è pura no wave con un sax impazzito e dissonanze robotiche.
I Musique Mecanique entrano in ballo con altri due songs: l’imprinting lo-fi di Atoms For Energy, dall’atmosfera di cupe rarefazioni di fasci energetici ed il basso claudicante che accompagna un’inquietante sussurro di synth di Good Ideas Must Not Fall in The Hands of the Energy. La release più inquietante dell’antologia.
La prima facciata si chiude con London Cartoon Concert, collaborazione fra Tampax è Hitler SS, psicotico coacervo di voci e rumori alla Hans Arp, il celebre dissacratore che sconvolse il pubblico con i suoi spettacoli. La seconda si apre con di nuovo i Fhedolts di Herating, scarna new wave chitarristica e gli AWBT di The Future, capolavoro di distorta wave Tuxedomoon devoluta che da solo vale l’acquisto del disco. Seguono i Mess, con le staffilate sintetiche di Foolish Girl, sorrette da ghirigori elettro- basic; altra chicca. Quindi i W.K.W.,quasi dei Suicide ridotti all’osso. A seguire i Sexy Angels di La Beat, un esercizio di rock’n’roll sixties che fa il verso al Bennato del Gatto e la Volpe. La chiosa spetta ai sette secondi di puro silenzio aleatorio alla John Cage di Fe2CRO dei Little Chemist e le due canzoni live dei Waalt Diisney Production: Chips Dorè un post punk dai sapori rockeggianti e I (Need) Action un devastante proto punk alla Stooges-Dead Boys.
Marco Fanciulli