Fino al 7 settembre (se va bene) per decreto del Presidente del Consiglio tutte le discoteche dovranno rimanere chiuse.
Conte ha sbagliato tutto, le discoteche non avrebbero mai dovuto essere aperte.
Anzi, a ripensarci bene in realtà la loro riapertura in questo ultimo scampolo di stagione estiva è stato paradossalmente un fatto positivo perché ci ha permesso di fare emergere una volta per tutte l’ipocrisia, la malafede e l’improvvisazione di un settore che soffre una perenne crisi di cui il Covid 19 non è altro che l’ennesima scusa.
“Siete già morti e non lo sapete”
Siete già morti e non lo sapete. Chi aveva pensato che il lockdown fosse un’opportunità per una seria riflessione grazie alla quale iniziare un percorso virtuoso che permettesse di ripartire tutti insieme con la visione di un clubbing diverso è stato solo un ingenuo illuso.
Fiumi di parole, di dirette social, di discussioni in gruppi per farsi belli con ipocrite proposte buone solo per attirare qualche like e fare la parte del “professionista” illuminato per qualche settimana: “Ripartiamo dagli artisti italiani”, “ridiscutiamo completamente il rapporto con le agenzie che hanno monopolizzato l’intera offerta “artistica” , “anzi no, facciamo direttamente a meno della agenzie e riportiamo in attività una figura ormai scomparsa: quella del direttore artistico” (N.d.r perché tanto lo sappiamo tutti che salvo rari casi le programmazioni le fanno solo le agenzie) ”, “basta con i locali contenitori, diamo un’identità ai club”, “ripartiamo dalla qualità”.
Vogliamo parlare poi delle proposte di costituzione di fantomatici sindacati? (che poi mi chiedo, perché creare un sindacato visto che stiamo parlando di imprenditori e liberi professionisti? I “padroni” che costituiscono un sindacato? Certo che la lotta di classe ai tempi del Covid ha assunto risvolti che sfiorano l’assurdo. Se solo lo sapessero i braccianti di Aboubakar Soumahoro!!). Buoni solo per stilare una lista di proposte al limite del demenziale. Mesi di discussioni senza mettere sul piatto, uno straccio di proposta concreta e credibile.
Dove volevate andare senza un minimo di visione? Cosa volevate costruire?
Non è stata la pandemia a distruggere il settore, siete stati voi: avidi ipocriti che vi siete mangiati tutto solo in nome del massimo profitto, che avete trattato la musica come una prostituta da sfruttare senza ritegno senza il minimo rispetto. Sì voi, che scegliete i dj guardando i like su Instagram, la taglia del reggiseno, la tartaruga sugli addominali e le ospitate dalla De Filippi.
Voi “artisti” capaci di “evolvervi” sempre e comunque nella direzione dove tira il vento spacciandovi per innovatori, voi sedicenti giornalisti incapaci di qualsiasi critica che sperate di raccattare due spiccioli di elemosina proprio da chi ha creato questa scena da centro commerciale.
Una scena dove lavorano (bene) i soliti quattro gatti con il deserto intorno, un deserto dove il movimento underground è diventato solo un miraggio e le uniche proposte “alternative” arrivano da hipster ignoranti, curatori d’arte arrivati ieri e finti centri sociali frequentati da gente che piace alla gente.
“La scena underground è stata definitivamente normalizzata”
Ci siete riusciti. La scena underground è stata definitivamente normalizzata.
Finalmente è diventata trendy, un prodotto buono per i vernissage, le sfilate di moda e i “brand che contano”. Un prodotto pulito, innocuo.
Come si definisce sta cosa? Ah sì…”un delitto perfetto”
A forza di proporre proposte standardizzate verso il basso siete riusciti ad ottenere quello che per tanto tempo avete cercato fino allo sfinimento: il pubblico generalista, le grandi masse composte da presenzialisti ignoranti che si muovono solo per quei soliti quattro nomi che fanno figo.
Quei nomi contesi dai promoter in aste da decine di migliaia di euro più benefit.
Promoter senza passione e fantasia, ma grandi amanti dei patetici teatrini in consolle dove i dj posizionati sul grande palco sono accompagnati da una corte di nani e ballerine bramosi di farsi vedere e invidiare dalla plebe, che scalpita più in basso dietro le transenne.
Assembramenti di decine persone che circondano il guru delle consolle muovendo il braccino a ritmo e scattando selfie da postare nelle stories di Instagram.
Proprio questa bramosia di apparire questa volta vi ha fregati signori miei.
Quando in Italia la curva dei contagi ricominciava a risalire, furbi solo come chi fa colazione a pane e volpe, avete sbattuto in faccia all’Italia intera tutta la vostra presunzione mostrando orde di giovani scatenati senza nessun distanziamento sociale e soprattutto senza alcun dispositivo di sicurezza.
Vi sentivate intoccabili e invece sto giro vi siete messi contro l’unica cosa che riesce a far smuovere la politica anche in pieno Ferragosto: l’opinione pubblica.
“Siete diventati il capro espiatorio perfetto ed è tutto merito vostro”
Siete diventati il capro espiatorio perfetto ed è tutto merito vostro.
Poco importa il numero di contagi avvenuto effettivamente all’interno dei locali, le regole vanno rispettate e prescindere; le chiacchiere stanno a zero.
Ora le vostre sono solo patetiche lacrime di coccodrillo, in questi anni avete distrutto tutto quello che era possibile distruggere speculando su ogni singola cosa.
Ora vi siete dati probabilmente il colpo di grazia ma era solo questione di tempo.
Mi dispiace sinceramente per tutti coloro che hanno lavorato seguendo scrupolosamente le regole e mi dispiace soprattutto per chi non avendo le spalle grosse come i soliti noti hanno deciso di non aprire.
Dopo il ricorso al TAR nei prossimi giorni lo sappiamo, il vostro ritornello, sarà l’ipocrita difesa dei posti di lavoro, soprattutto quelli del personale che fino all’altro giorno avete sotto pagato e sfruttato.
Per fortuna un buon barista un lavoro lo trova facilmente, un po’ meno un promoter o un pr che nella vita non hanno mai provato a crearsi un piano B.
Anche il nostro settore dei media dovrebbe recitare un profondo e sentito mea culpa. Con la scusa, quasi credibile, del “da qualche parte dovranno pure arrivare i soldi per rendere sostenibile il circo la scena“, si è accettato di supportare la qualsiasi anzichè condannare con fermezza i corrupta mores di un ambiente diventato tossico, pensando in qualche modo di trasformare una passione in un lavoro vero alla faccia dei boomer e del loro impiego in Comune o in banca. E’ finita invece che da sentinelle si è diventati complici.
A questo punto l’auspicio è che questo lockdown del settore possa durare il tempo necessario per fare crollare definitivamente questo sistema malato, aprendo così nuove strade.
Ripartendo da zero anche da un livello semi dilettantistico, senza le attuali invalicabili barriere all’ingresso forse potrà nascere qualcosa di veramente interessante. C’è tanta voglia di un clubbing a dimensione più umana e soprattutto c’è tanta voglia di ripartire dalla musica.
Sono sicuro che ci sono tanti giovani e giovani dentro che non vedono l’ora di mettersi in gioco.
“Ora sappiamo chi è il vero nemico da combattere”
Nel frattempo, purtroppo lo sappiamo, come in ogni sporca guerra ci saranno anche vittime innocenti ma almeno, ora abbiamo un’idea precisa della vera identità del nemico da combattere.
Non è il Covid 19, non è nemmeno il governo brutto e cattivo.
Il vero nemico è chi anche sulla vostra pelle ha voluto mangiare tutto quello che era possibile mangiare fino all’ultimo istante, fino all’ultimo disco o decreto.
Samuele Dalle Ave