La partita a scacchi col futuro. Ogni volta che si ascolta un lavoro come E2-E4 di Manuel Göttsching l’attributo che viene in mente per definirlo è uno solo: totale.
Meglio di qualunque altro disco, infatti esprime il concetto di pattern sonoro, lo sublima facendosi modello e paradigma non solo per la techno a venire, ma per tutta l’elettronica da lì in avanti.
E2-E4 uscì ufficialmente nel 1984 ma realizzato nel 1981, pertanto sarà quest’ultimo anno il riferimento per la sua genesi (a quei tempi tre anni in musica era come se fossero tre secoli).
Manuel Göttsching era il chitarrista degli Ash Ra Tempel, una delle formazioni più influenti del krautrock degli anni ‘70. La leggenda vuole che il disco sia nato durante un viaggio in aereo per raggiungere l’amico Klaus Schulze tanto per ammazzare la noia. E durante una notte venne registrato l’album per sopperire alla bisogna. Salvo poi rimanere in un cassetto per tre anni prima di essere pubblicato.
Si tratta di una produzione di quasi un’ora divisa in nove parti, tante quante le mosse di una partita a scacchi. Il titolo trae origine dai due accordi che costituiscono l’ossatura dell’intero lavoro. Trascende ogni genere e ogni categorizzazione; l’eredità cosmica del Göttsching dei ‘70 confluisce in un lavoro futuristico che rimanda a scenari post urbani alla Blade Runner. E tutto senza perdere un’oncia del suo afflato romantico teutonico.
La struttura dell’album è votata alla scuola minimalista, dove si staglia l’ombra del grande maestro Stockhausen. Se Autobahn dei Kraftwerk traduce in un linguaggio pop futuribile il minimalismo stockhauseniano, E2-E4 lo carica a bordo di una macchina del tempo che da un immaginario retrofuturistico lo trasporta in un futuro di città post-umane. La chitarra si lancia in assoli nella trama fitta dei sintetizzatori. L’opera si rinnova a ogni ascolto risaltando di una limpidezza cristallina, traghettando l’ascoltatore in un viaggio cosmico siderale.
Non è errato affermare che questo album sia il compimento del precedente Inventions for Electric Guitar (1975). Il trait-d’union tra quest’ultimo ed E2-E4 è l’evoluzione di una ricerca minimalista. Dietro l’apparente omogeneità dell’opera si possono percepire una pletora di microvaroazioni: è la tradizione minimalista tout-court.
Ma allora dove sta l’elemento inedito rispetto ai precedenti lavori di questa scuola?
La novità consiste nel superamento della visione dilatata del tempo per raggiungere una dimensione di astoricità atemporale. Spieghiamo il concetto. Pochi album rendono l’assunto che la musica sia l’architettura del tempo. Se l’architettura è la musica dello spazio, colei che vibra, suona e canta in uno spazio predeterminato, la musica è l’architettura del tempo; la sua mancanza di fisicità è compensata da una sublime struttura di suono che invade la fisicità del tempo e lo domina con la caratteristica di un’architettura senza mura, fatta di pura sensibilità emotiva.
E2-E4 va ancora oltre: prende il concetto di musica come arte della pura emozione e lo inserisce, non nel tempo programmato e contingentato, ma in un oltre-tempo, cioè in un tempo che si fa esso stesso emotività. Il tempo perde ogni nozione e il suono non si inserisce in esso. Suono, tempo, emozione diventano parti di un tutto, e questo tutto si chiama pura sensibilità.
Il riferimento agli scacchi – che molti vedono come fine – è in realtà il punto di partenza per giungere a tale traguardo. Si sa che gli scacchi sono un gioco di strategia e ragionamento che richiede un grande dispendio di tempo. Occorre pensare molto prima di fare la mossa giusta.
Una volta enucleata l’importanza del tempo, il passo successivo e il suo abbattimento in favore dell’annullamento di ogni visione positivista per la ricerca dell’emozione. Mandando in trance l’ascoltatore si rivela emotività allo stato bravo; fuga dalla dimensione temporale per contemplare il tuo proprio Io. Il tutto attraverso una reiterazione che pare senza fine, calata in un immaginario futuristico che è solo il medium per arrivare a sè stessi. Contemplare la magnificenza del proprio sè, non in chiave egocentrica, ma come analisi introspettiva al centro della propria mente e del proprio cuore.
Se potessimo trovare un referente letterario potrebbe essere l’estasi mistica di uno Schiller. L’afflato teutonico è onnipresente. Chiudiamo il circolo ermeneutico riprendendo il concetto iniziale di opera totale. Se per opera totale (Gesamkunstwerk) si intende un’opera dove confluiscono insieme musica, poesia e arte figurativa E2-E4 soddisfa tale concetto in pieno.
Marco Fanciulli