Arthur Schopenhauer. Partendo da Platone, introduce il concetto di Volontà, l’entità metafisica da cui il mondo dipende in tutto e per tutto; essa si presenta sotto forma di idee più o meno imperfette.
“Idea” proviene dal greco “eidé” sostantivo del verbo “eideo”, cioé vedere; in sintesi il pensiero che l’uomo attribuisce a ciò che appare alla sua vista, la rappresentazione di un fenomeno.
La Volontà però non é irraggiungibile dall’essere umano.
Questi ha tre facoltà che gli permettono di conoscerla: l’intelletto, la ragione e l’arte; dette capacità si trovano esattamente in posizione gerarchica. Con il primo é possibile dare un senso alle varie manifestazioni della Volontà nel mondo: questo studia i fenomeni e le loro relazioni reciproche. La seconda elabora i dati forniti per costruire teorie più complesse ed articolate, come i sistemi scientifici per esempio.
L’arte é la più elevata poiché permette di cogliere le idee nella loro primigenia essenza, raggiungendo l’archetipo che le ha generate. Per Schopenhauer un’arte si nobilita man mano che si stacca dalla materialità e si avvicina alla spiritualità; in base a questo assioma egli istituisce la seconda scala gerarchica a questa dedicata.
Dal gradino più basso, l’architettura (più legata alla materia grezza come pietra, laterizi, mattoni e così via) a salire passando per la scultura, la pittura e la poesia. Colloca in vetta la musica con il suo sublime gioco di armonia e contrappunti in quanto essa simboleggia la porta della trascendenza, relazionando gli uomini con la Volontà.
A questo punto ecco svelata la chiave di lettura per interpretare il capolavoro dei Kraftwerk uscito nel 1974.
Autobahn non va definito come lo spartiacque fra la fase sperimentale della band e quella che si rivolge al mainstream, perché la ricerca sonora dei quattro di Düsseldorf é sempre proseguita anche nei lavori successivi. Piuttosto la composizione interpreta il frutto scaturito da anni di ricerca all’insegna del nume tutelare Stockhausen.
É “avanguardia musicale socialista per il popolo” nel senso che prende l’aspetto elitario di tale concetto e lo rende accessibile al grande pubblico. Nessuna chiusura nelle stanze dei bottoni di intellettuali snob ma proposta tesa a stimolare la creatività del pubblico.
In seconda istanza sono tanti gli elementi che troviamo in quest’opera: Wagner nel suo incedere sinfonico (la sinfonia elettronica del futuro e dei motori); il futurismo nel celebrare il culto della velocità in nome della ricerca della quarta dimensione dello spazio, il movimento. La corsa in autostrada come manifestazione di attimi vissuti intensamente, in un crescendo emotivo, dove ogni istante é percepito come fosse l’ultimo, un trampolino per il momento successivo, secondo l’insegnamento di Bergson, sotteso al movimento di Boccioni e Marinetti.
Se si ascolta il ritornello, quel “fahr’n fahr’n fahr’n auf der Autobahn” si nota una visione decisamente ottimistica del futuro, perché fondato su una tecnologia positiva al servizio della felicità dell’uomo, in contrapposizione con l’immaginario comune che apostrofa il tutto come algido e robotico. In terza battuta diventa fondamentale poi citare l’importanza del genius loci.
Düsseldorf si trova nella regione renana, culla di Beethoven e del romanticismo tedesco ma anche alle porte del bacino della Ruhr, una delle zone più industrializzate d’Europa.
In questo contesto maturano i Kraftwerk e la loro Weltanschauung musicale.
Infine per chiudere il circolo e ritornare a Schopenhauer, si può considerare Autobahn come espressione della definizione di Volontà qui data: con la musica infatti si giunge alla sintesi senza mediazioni con l’immanenza.
Basta posare la puntina sul vinile e ottenere un colpo secco di portiera che si chiude, l’accensione, un rombo di motore che parte e si allontana con due botte di clacson imboccando l’autostrada. Quest’ultima da nastro d’asfalto materiale si fa porta verso la Luce.
Marco Fanciulli