Destination Morgue: Le Lacrime di (San) Lorenzo

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Il 3 novembre 2018 si è spento per sempre il Destination Morgue. Cala così il sipario sull’unica kermesse dedicata interamente ai musicisti italiani dediti ai generi post-industriali, dal power electronics alla dark ambient.
L’ultima edizione si è tenuta nel quartiere San Lorenzo di Roma, tra i club Le Mura e Wishlist, in una tre giorni di suoni lancinanti e performance memorabili.
L’opening party, nel primo locale il 1 novembre, vede sul palco i live del sempre ottimo Cris X e Northgate, seguiti da una performance a sorpresa dei MALATO, che rivedremo anche l’ultimo giorno. Per la seconda serata ci si sposta invece al Wishlist, con Mademoiselle Bistouri, Djinn e Senketsu No Night Club. Quest’ultimo è il side project di Adriano Vincenti e Giovanni Leonardi: la platea viene immersa in un’atmosfera da estremo oriente squarciata da sussulti power electronics, ma ricomposta da afflati late night jazz e trip hop.
Si chiude con la storica reunion dei F.A.R., creatura leggendaria di Mauro Guazzotti attiva tra l’81 e il ’90: uno show a tratti surreale, molto morboso.
La giornata conclusiva, dopo l’apertura di ODRZ, ha tenuto a battesimo due nuove collaborazioni: da un lato Paolo Bandera (Sshe Retinans Stimulans/Sigillum S) e Lorenzo Abattoir (Mare Di Dirac/Nascitari), dall’altra Devis G (Teatro Satanico) e N. (Davide Tozzoli).
Anni di storia dell’industrial italiano concentrati sul palco. Infine tocca ai MALATO con No Light For Tomorrow (Alessandro Marchettini) suggellare in qualche modo la fine di un lungo percorso iniziato nel 2004, quando tutto ebbe inizio.

Ma lasciamo la parola a Lorenzo Macinanti, che ha tracciato un solco nelle musiche di nicchia, in particolar modo col progetto PRXS in ambito techno, e con la band Macelleria Mobile Di Mezzanotte, con cui son passate in rassegna le varie sfumature tra jazz e sonorità noir (doom-drone-jazz sound), a descriverci in prima persona la propria esperienza di questo festival romano durato 10 edizioni.

”All’epoca ci conoscevamo un po’ tutti nel giro industrial. Eravamo giovani e scapestrati. Suonavamo power electronics (anche detto P/E), cioè facevamo casino pretendendo di essere musicisti. Primo approccio all’elettronica con lo spirito punk, dadaista e un po’ acerbo di chi sapeva a malapena pigiare un tasto su un campionatore e far partire i suoni preregistrati.
Il primo incontro con Alessandro Marchettini fu, credo di ricordare, per produrre un box di cassette con altri artisti del genere post-industrial, power electronics appunto e dark ambient (Death Factories – BHP 07). Andammo a fare foto presso una fabbrica abbandonata nell’agro pontino sulla via Appia. Quelle istantanee sono ancora la parte più gustosa di quel prodotto oggi rarissimo e reperibile solo a caro prezzo.
Destination Morgue nacque come emanazione di quell’etichetta che fondarono appunto Alessandro e Adriano Vincenti (creatore di Macelleria Mobile di Mezzanotte ndr), la Butcher’s House Productions. Il nome fu inventato da Adriano, da sempre appassionato di noir e James Ellroy ed è risultato appropriato per raccontare una folle corsa verso la morte. A quei tempi c’era fermento per il genere noise violento di matrice post-industriale.
Erano gli anni in cui si esibivano ancora i Coil (organizzammo un viaggio con pulmino, per vederli a Jesi nel 2004, chi altro c’era?); ci esaltavamo per Death in June, Boyd Rice, Genocide Organ, Deutsch Nepal, Brighter Death Now e Whitehouse. Attraverso questa esperienza si decise che i tempi fossero maturi per realizzare un festival tutto italiano e supercentrato sulla grey area.

La prima volta si svolse all’INIT in via della Stazione Tuscolana dove erano presenti: Macelleria Mobile di Mezzanotte, No Light for Tomorrow, Profile e Novecentostaube. Praticamente tutti amici di bevute. Andò meglio del previsto. Forse pago’ in termini positivi anche una maggior attenzione proveniente dal mondo goth, poi via via quasi del tutto svanita.
Alcune edizioni ebbero più seguito di altre. Tanti i momenti memorabili. Sigillum S, il mio concerto preferito in assoluto perché fu semplicemente sublime. Da segnalare poi l’esibizione di Paolo Bandera coi MMM dove suonammo un tributo al P/E italico che si trasformo’ in una release incisa come “Nylon Crimes“.
Fu bellissimo l’omaggio alla memoria di Atrax Morgue. Ricordo in seguito di aver organizzato personalmente “un carrozzone di pazzi” per un’esibizione unica che chiamammo Novecentostaube Aktion II: Alessandro Marchettini, Marco Pampaloni (Splinter vs Stalin), Edoardo Dionea Cicconi, Silvia Redrum e Barbie Blutig (Institution D.O.L.) tra gli altri. Fu indimenticabile quando lanciammo polvere dorata su tutti i presenti durante il live e scoprimmo solo successivamente che fosse indelebile!!
In ordine temporale sparso ma emotivamente nella mia top list, ci furono occasioni di esaltazione collettiva per il concerto dei Sodality (Bloodyminded + SigillumS) e ancora Sektion B che produssero un elevato frastuono.

Con il procedere delle annate vi è stata un’apertura ai generi quantomeno affini. Mai Mai Mai e Balance (Luciano Lamanna) hanno rappresentato la “new wave” romana del rumore. I MALATO, Spectre, Dither Craf (Raffaele Cerroni dei Mushroom’s Patience) e DBPIT invece la storia dell’industrial-sperimentale capitolino.
E’ passato da queste parti una leggenda come Gianluca Becuzzi dei Limbo. Più volte abbiamo ascoltato Devis G sia con Teatro Satanico sia con altre incarnazioni (Khem e più recentemente il progetto con N.). Gli storici LAShTAL ed il ritorno di Lyke Wake, Solar Lodge, Deca, Gerstein, Corpoparassita, SantAAgostino, Mushy, Mare di Dirac, CrisX, Northgate ed ancora altri che abbiamo amato, se d’amore si può parlare quando c’è di mezzo morte, paranoia e sofferenza come punto di arrivo e di partenza.
Dieci edizioni, dal 2004 al 2018, come un lungo funerale e quasi tutte con il solo apporto di artisti nostrani. E’ stata una scelta coraggiosissima selezionare anche musicisti misconosciuti od addirittura non più in attività da tempo, come è stato recentemente per i F.A.R.. Mai alla ricerca dei grandi numeri o dei fuochi d’artificio. Nessun compromesso. Niente propaganda nel mainstream o flirt con le scenette indie. Sempre e solo puro underground.
Non era il Destination Morgue ad arrivare a te, ma eri tu a dover essere degno di giungere a lui. Diciamo addio ad un pezzo di storia della musica sotterranea del nostro stivale”.

Lorenzo Macinanti

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