Nextones ’18: Nella cava il centro del suono

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http://www.tonesonthestones.it/it_IT/home Programma Clark - Shackleton - Hiroaki Umeda - Vaghe Stelle - Bienoise Orario spettacoli: 21.00 - 03.00 Clark La musica di Clark è generalmente considerata "musica elettronica", una definizione vaga anche secondo Clark stesso, che descrive il proprio album Turning Dragon come "un album techno". Spesso sperimenta con diverse forme di distorsione, degrado del suono associato a media diversi, usando tecniche come il resampling ed il field-recording di diversi ambienti. "Quando suono, le mie mani sono in movimento continuo - letteralmente, sto facendo tutto ciÚ che senti. Ogni cosa che avviene sul palco sta venendo suonata e creata live. E' molto interattivo, completamente basato su strumentazione live": nel dicembre 2013 ha debuttato il suo nuovo live Phosphor a Londra e poi al leggendario Berghain di Berlino; il nuovo spettacolo prende una direzione nettamente più techno rispetto ai precedenti, tanto per il setup che per suono e video, ispirati agli oscilloscopi, e promette di sconvolgere i dancefloor. Chris Clark è anche attivo nel campo della musica contemporanea: collabora con Melanie Lane su progetti (come Tilted Fawn, del 2010, e Shrine, 2013) che "hanno annullato la distanza tra performance di danza ed installazioni plastiche". I due hanno anche lavorato assieme sul progetto Held, che "esplora le relazioni tra la memoria e l'architettura dello spazio nel quale viviamo". La sua traccia Vengeance Drools è stata usata in una campagna di sensibilizzazione contro la violenza domestica realizzata da Woman's Aid, con protagonista Keira Knightley. http://throttleclark.com/
https://soundcloud.com/throttleclark ----------------------------------------------------------------- Shackleton Sam Shackleton è diventato una figura chiave della vasta scena dubdubsteptechno. Mentre fondava la propria innovativa etichetta Skull Disco con Appleblim nel 2005, artisti come Skream stavano cominciando a scoprire il genere dubstep.

Nextones è il festival di musica elettronica e arti digitali che si tiene ormai da cinque anni tra le montagne della Val d’Ossola.
La caratteristica che lo distingue dagli eventi del genere è senza dubbio l’incredibile location in cui si svolge: una cava di Beola Argentata. Oltre alla musica è inoltre possibile godersi le numerose attività proposte strettamente collegate al vivere la montagna: camping, bike trekking e, non ultimo, un brunch domenicale con djset.
Insomma, un forte legame col territorio che già dalla location dei concerti/djset è evidente: si sale a piedi o con una navetta dal parcheggio fino alla spettacolare cava Beola di Montecrestese.
Marmo di fronte e di fianco a noi sui due lati: più luminoso della luce stessa, e quando entrano in gioco i videomapping lo spettacolo lascia senza fiato!
L’unico problema in un simile paradiso è rappresentato dalle piogge, che purtroppo possono portare serie conseguenze, come avvenne l’anno scorso quando la manifestazione fu annullata.
Stavolta, delle due serate in programma, soltanto quella di venerdì è stata vittima del maltempo, e gli organizzatori sono riusciti a salvare la festa anticipando alcune performance (Tyler ov Gaia) e riproponendo le più importanti il giorno dopo (Robert Henke). Petit Singe invece è stata graziata:
mezz’ora di set, apprezzata dai più, dai suoni efficaci.

Sabato inizia l’ungherese Balint Szabo col progetto Gosheven. Una chitarra ipnotica che si riflette da una parte all’altra della cava, rimbalzando nel nostro cervello. Non possono non venire in mente i Seefeel degli esordi, pur sviluppando diversamente i temi. Il malessere esistenziale è evidente anche nella seconda parte, a tratti evocativa, a tratti dissonante. L’ultima traccia, cantata, e poi un lungo disperato finale in cui la sua voce intona una melodia che si arrampica velocemente su note sempre più alte, in un vortice di dolore assoluto. Da seguire.
Ben Frost, il vichingo australiano prende possesso del suo spazio e comincia a smanettare su laptop e cavi. I consueti suoni raschianti, abrasivi, paiono minuscoli cristalli di ghiaccio. Ma ghiaccio rovente, che scioglie tutto ed emoziona. La dinamica del live vede impennate improvvise dove tutta la struttura sonora pare avventurarsi in una scalata verso l’impossibile. “Trascendere la banalità della condizione umana” (Ben Frost, 2014). Probabilmente non ha detto molto di più rispetto al solito, ma la cornice è stata il vero valore aggiunto.
Finalmente tocca a Robert Henke, con la nuova versione del suo ormai mitico laser show. Un percorso immersivo fatto di eleganti immagini in movimento a tempo di musica, che porta lo spettatore in una dimensione “altra”.
Atmosfere rarefatte e accelerazioni ritmiche mai scontate spinte da un sound di stupefacente precisione e cura. Ecco cosa vuol dire lasciare il segno sempre. Il lungo applauso finale lo testimonia.
Dopo i primi minuti di IDM dal mood intimista, Max Cooper vira verso la techno con cassa dritta, basso e ritmica robusti, con sentimento e calore. Non viaggi a la Jon Hopkins, ma l’influenza (ammessa dall’artista stesso) si sente, pur sviluppando meno il tema della fuga. Il live poi si sposta verso una techno meno canonica, sopratutto dal punto di vista ritmico, ma sempre evidente il coinvolgimento emozionale, con melodie particolarissime. Niente di rivoluzionario, ma c’è bisogno anche di questo.
Si chiude con il britannico artisticamente naturalizzato berlinese Scuba. Adesso l’estetica e la presenza visiva della cava passano decisamente in secondo piano per lasciare spazio alla danza pura. Il fondatore della Hotflush Recordings ha proposto un djset piuttosto slegato dalle sonorità e dalle atmosfere tipiche dell’etichetta, come già da qualche anno. Cassa dritta e molta ballabilità, ma con un’apprezzabile senso della misura che non lo fa mai scadere in quelle fastidiosissime banalità ritmiche che troppo spesso infestano il mondo dei djset. Piacevole.

Un evento riuscito molto bene, a parte la pioggia che ha praticamente cancellato la serata di venerdì. È stato davvero apprezzabile il fatto di aver riprogrammato lo spettacolo di Robert Henke nella serata successiva, e col medesimo ticket. Location e ambientazione suggestive e bellissime, visual efficaci e di livello, acustica ottima. Servizi bar e food adeguati.
Eventi come Nextones ci avvicinano alle eccellenze europee e non vediamo l’ora di ripetere l’esperienza.

Alfredo Pisconti

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