Nonostante lo spostamento a marzo l’edizione 2018 dell’Eleveate ci accoglie in pieno stile invernale.
Graz è fredda e nevosa, il terribile Burian ha fatto saltare voli e alcune performance in cartellone (John Maus, Peter Broderick, Mick Harris tra gli altri), ma, onore al merito, ben sostitute (Jimi Tenor, Federico Albanese).
Il motto Arte, Musica, Discorsi sulla politica racconta di un festival sfaccettato, dove il programma di conferenze, proiezioni e installazioni artistiche pesa quanto quella musicale.
La nostra puntata in Stiria inizia il venerdì all’Orpheum. Non troppo grande, palchi e poltroncine in primo piano, e un dancefloor davanti allo stage. Arriviamo per l’ultima parte del live di Mia Zabelka e Tina Frank che subito arriva il momento di Fennesz, accompagnato per la parte video da Lillevan. Textures stratificate per gli occhi e per l’ascolto, musica ed immagini vanno di pari passo in un denso percorso sensoriale. Affiora qualche momento di stanca, non tutto lo show convince, ma per gran parte della performance il pubblico è rapito, sferzato a momenti dall’uso piuttosto rumoroso degli interventi di chitarra distorta che Fennesz aggiunge qui e là.
La sala gremita accoglie con un boato il set di Ben Frost, sul palco insieme al visual artist tedesco MFO (Marcel Weber). L’ora di delirio organizzato dell’australiano è potente. Da momenti di minimalismo e sottrazione a deflagranti e intense esplosioni di suono, un’onda che butta l’ascoltatore sul fondo e lo fa riemergere per poi spingerlo di nuovo in profondità. La semplicità dell’ambientazione di MFO è efficacissima, si tratti di video, luci o basiche (ma intriganti) scenografie. Si sente anche il trascorso metal che Frost dichiara come influenza, trasfigurato in una nebbia elettronica che è mentale e viscerale assieme. La folla è magnetizzata, e l’artista esce per un potentissimo bis, gran finale di una ottima serata.
E’ ancora l’Orpheum la sede del pomeriggio a cassa dritta del sabato, inizialmente programmato all’aperto.
Tre set in fila, tutti meritevoli. Si parte con Steffi, precisa e grintosa, che mette subito in un buon mood il pubblico che non pare curarsi dell’orario pomeridiano e non si risparmia. Dopo la quadrata selezione dell’olandese già resident del Panorama Bar, tocca a Roman Flugel. Pura storia della scena berlinese, attivo dai primi ’90, produttore, remixer e discografico, Flugel è un talento capace di utilizzare un vasto spettro sonoro, pur non uscendo formalmente dai confini della techno. A seguire e chiudere questa session dagli orari inconsueti è Dj Koze. Due ore e mezza di set festoso e stralunato, un assoluto mattatore tiene in pugno la pista con una selezione in bilico tra techno classica e inserti percussivi/etnici. Un ottovolante di beat di grande impatto, godibilissimo. Curiosamente sia Flugel che Koze utilizzano lunghi campioni di parlato/cantato in italiano durante i loro set.
il Dom Im Berg è una struttura scavata nella montagna: una sala grande più tradizionale e diverse piccole cave a fare da ulteriori stage. Indovinata la scelta di portare nel Dungeon, una piccola caverna scavata internamente in cima alla montagna dove sorge il duomo, una selezione di artisti più particolari.
Rashad Thompson porta a spasso i sensi del pubblico con un lungo quadro ambientale che si sposa con la location, tra claustrofobia e improvvisi bagliori quasi melodici. La performance più attesa, a dieci anni dalla loro ultima volta on stage, è quella dei Nurse With Wound. Tappeti morbidi per quanto spessi, accelerazioni e divagazioni taglienti, un ondeggiare tra melodia e rumore, tanti i livelli della loro complessa esibizione. Tanta maestria nel creare un viaggio intenso, un bel ritorno cui il pubblico tributa una grande ovazione. Tocca quindi al live di Caterina Barbieri, geometrico e minimale nelle strutture, affascinante. Una puntata al main stage uscendo, e possiamo apprezzare gli spunti leftfield e di basse frequenze su cassa alternativamente spezzata/diritta di Willow e la sapiente mano di Errorsmith, che cresce subito e prende in mano un affollato main stage.
Si va a casa contenti nel freddo austriaco, la dimensione della città e la vicinanza della venue permettono di muoversi a piedi, con l’idea di rivederci per Elevate 2019.
Cannibal Se-lecter