Frequencies Top Festival Chart 2017

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Nonostante i cronici problemi che affliggono il mondo della musica elettronica, il 2017 è stato un anno intenso per la nostra redazione. Il bilancio finale conta diciotto festival in dieci Paesi diversi (Austria, Germania, Francia, Olanda, Inghilterra, Belgio, Croazia, Polonia, Italia, Portogallo) e parecchie novità. Pochissimi, infatti, i punti fermi che hanno resistito, ma allo stesso tempo abbiamo avuto il piacere di scovare altre interessantissime realtà che hanno assaltato il podio.

10. Terraforma (Milano, IT)

La quarta edizione del festival può esser definita come quella più cosmopolita. E’ stato assolutamente piacevole trovarsi immersi in una vera e propria Babele di lingue. Riteniamo da questo punto di vista la kermesse come unica nel panorama nazionale. Ottimo risultato che però andrà consolidato e rafforzato in futuro.

9. 51st State Festival (Londra, UK)/ClubToClub (Torino, IT)

51st State Fest: Dopo il sold out delle due annate precedenti, la terza edizione del londinese 51st State Festival si è svolta nella splendida cornice del Trent Country Park. Si è puntato a celebrare le radici della musica house attraverso il gotha della US house, della deep, del classic garage, della disco-soul, e in parte del caribbean sound.

ClubToClub: Il venerdì di C2C ha dimostrato che il coraggio di osare paga. Il principale festival italiano cerca sempre di più di rendersi indipendente da qualsiasi definizione di genere.

8. Presences Electronique (Parigi, FR)

Una caduta dolorosa dal podio per un ottimo evento, che però questa volta è parso eccessivamente ridimensionato. Il solo live dei Demdike Stare è oggettivamente troppo poco per puntare a una posizione più alta.

7. Field Day (Londra, UK)/Elevate (Graz, AU)

Field Day: Metti Aphex Twin, la Planet Mu e un coro di Funktion One nel centro di Londra. Ti piace vincere facile.

Elevate: Proposta eclettica e di assoluta qualità in una cornice suggestiva ne fanno una tentazione a cui è difficile dire di no.

6. Freerotation (Hay-on-Wye, UK)

Freerotation è, con il suo connubio unico tra musica e natura circostante, un’esperienza da fare; magari piú volte nel corso degli anni, per entrare nello “zoccolo duro” di quello che resta un evento per poco più di 500 persone al quale fatalmente molti non potranno mai accedere. Eppure, nonostante l’apparente connotazione elitistica di tutto questo, l’esperimento resta uno dei più validi in un’era in cui diventa necessario tornare al vero spirito “underground” per proporre determinati artisti e filoni musicali, dato il sostanziale fallimento dei ripetuti tentativi di espandere ed estendere la portata di determinati rituali e culture. Restare piccoli, e farlo nel modo giusto, significa per certi messaggi artistici restare vivi.

5. Atonal (Berlino, DE)/Bozar Electronic Arts Festival (Brussels, BE)

Atonal: Sale la posizione dell’Atonal rispetto lo scorso anno ma sostanzialmente solo per mancanza di concorrenti diretti che possano competere ad armi pari per budget e strutture. Se non siete mai stati all’Atonal andateci scegliendo bene i giorni, l’impatto della kraftwerk è una prima volta che vale la pena di vivere con entusiasmo, ma tenete a mente che non vi stanno regalando nulla, e che le seconde possibilità si concedono solo di fronte ad azioni concrete e non a un mazzo di belle promesse.

Bozar Electronic Arts Festival: Stesso dicorso del Presences Electronique. Quest’anno non si sa per quale motivo la manifestazione sia stata ridimensionata (mancava anche l’ottimo mercatino di dischi interno).

4. The Long Now (Berlino, DE)

The Long Now è un festival dalla formula inconsueta. Berlino, l’evento inizia sul far della sera del sabato e si protrae ininterrottamente per tutta la domenica, e qualcosina oltre, per una durata complessiva di più di trenta ore. Concerti, spettacoli e live-act elettronici con installazioni, audio e video, sono riuniti in una composizione su larga scala. La musica d’avanguardia, quella elettronica, l’ambient, le sperimentazioni e il noise, in questa terza edizione costituiscono un’esperienza di confine fisico e artistico.

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3. Le Guess who? (Utrecht, NL)

LGW nasce nel 2007 in quella che è diventata di fatto la vera capitale culturale dei Paesi Bassi. Cessato finalmente lo strapotere dei festival indie-rock anonimi, negli ultimi due anni, il cambio netto giunge grazie a quell’abitudine che solo in Italia è rimasta sconosciuta: rivolgersi a curatori esterni. Il festival porta pubblico da tutta Europa, se non oltre, ed è in grado di accoglierlo alla perfezione. Il Tivoli Vredenburg è un centro culturale da 150 milioni di Euro nel cuore cittadino, con cinque sale da concerto ciascuna adatta ad ambienti musicali specifici (dalla musica sinfonica al clubbing, passando per palchi pop-rock e spazi più trasversali) e con capienze che vanno dai 400 ai 2000 posti.

2. Semibreve (Braga, PT)

La kermesse, giunta alla sua settima edizione, continua a tenersi nel comune portoghese di Braga, che nel 2012 è stata capitale europea dei giovani. L’evento è gestito come se fosse un mix tra la capacità organizzativa di olandese memoria, la precisione nelle tempistiche e la fruibilità dei set dell’Unsound polacco, ed infine la reale vivibilità in un contesto artistico – architettonico di indiscusso valore, coadiuvata da un’attrattività dal punto di vista culinario che ricorda il nostrano Dancity. Infatti la festa pone un forte accento sui luoghi che ospitano le rappresentazioni, trasformando il Circus cittadino, la Casa Rolão del XVII secolo, il moderno nucleo culturale GNRation e la Capela Imaculada do Seminário Menor in siti di esplorazione artistica. La cura verso gli artisti prevale finalmente sulla facile scelta di dotarsi di un cartellone strabordante di nomi.

1. Bang Face Weekender (Southport, UK)

Il nostro King of the Mountain è veramente difficile da battere. Fare parte dell’Hard Crew è qualcosa che va oltre il partecipare a un rave, è appartenenza, è vivere un sogno collettivo, non solo condividere i medesimi gusti musicali ma gli stessi ideali. In un mondo sempre più arido e freddo, il Bang Face dimostra che la buona musica, insieme a una sana dose di follia e voglia di non prendersi troppo sul serio, sono lo strumento più efficace per trasformarlo in un luogo migliore.

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