The Long Now ’17: In & Out

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IN:

The Long Now è un festival dalla formula inconsueta. Berlino, l’evento inizia sul far della sera del sabato e si protrae ininterrottamente per tutta la domenica, e qualcosina oltre, per una durata complessiva di più di trenta ore.
E’ così che lo abbiamo celebrato nel weekend del 25 e 26 marzo nell’incredibile Kraftwerk in kopenicker strasse, dove in estate si tiene l’Atonal.
Potremmo definirlo come versione “short and intelligent” di quest’ultimo, perchè concentra il meglio in un tempo adeguato, evitando inutili lungaggini e appendici. Inoltre qui è possibile vivere al meglio l’emozione dello sleeping concert (e pure djset), grazie a brandine dotate di coperte. In definitiva è il concept in toto a rivelarsi vincente.
Concerti, spettacoli e live-act elettronici con installazioni, audio e video, sono riuniti in una composizione su larga scala. La musica d’avanguardia, quella elettronica, l’ambient, le sperimentazioni e il noise, in questa terza edizione costituiscono un’esperienza di confine fisico e artistico. Il pubblico può decidere di trascorrere tutto l’evento all’interno della struttura o di spezzare l’incantesimo, uscendo e facendovi ritorno più volte, a patto che abbia optato per il combo ticket, mentre il biglietto giornaliero ha un timing ben preciso e limitato.

Il pubblico

Fino alle 22 di sabato si assiste a tutti gli show al level 0, poi dalle 23 ci si sposta al piano di sopra, il cd “level 8”, che non cambierà fino alla fine. E’ proprio in questo passaggio che, come nella favola di Cenerentola al contrario, si compie la magia. Il pubblico si fa assolutamente attento ed interessato ai vari momenti festivalieri. Si crea empatia e si condividono emozioni vissute insieme nella stessa realtà. Ecco svelata la motivazione del nostro insistere sull’opzione “long” quando ci siamo iscritti.

Le seguenti performance:

La domenica sia al mattino sia nel tardo pomeriggio è stata contrassegnata da una sequenza di live di buona qualità e fattura nell’ambito della musica elettronica. Citiamo Chris Watson ed Helm, ma segnaliamo Punctum di Caterina Barbieri e Carlo Maria sintesi importante tra la sperimentazione analogica e l’attenzione alla ritmica che si rivolge al dancefloor.
Tim Hecker ha invece trovato nella Kraftwerk il suo ambiente ideale d’espressione, il suo habitat artistico naturale.
Egli solo è in grado di trasformarlo in una creatura che vibra e pulsa all’unisono in tutte le diverse componenti, e tale essere si serve del drone per comunicarci il sentire del musicista.

OUT:

Gli show con componente recitativa:

Taluni come Graindelavoix sono risultati prolissi, stucchevoli, non preparati a dovere nonché incapaci di calamitare l’attenzione dello spettatore per tutta la loro durata.

Il ristoro:

Da ripensare l’area ristoro quantomeno nei tempi in cui è stata operativa, e per il servizio offerto non propriamente all’altezza di chi trascorre tutto il periodo del festival dentro la centrale.

Simone KK Deambrogi

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