L’abbazia di Sesto Al Reghena, è una cornice suggestiva, da anni la sede di Sesto’Nplugged, evento che porta da anni musicisti di grande spessore nel quieto Friuli.
Un dozzina di riuscite edizioni per un festival che ha visto passare Michael Nyman, Antony and The Johnsons, Philip Glass, Cranes, Patrick Wolf, Olafur Arnalds, Apparat, Badly Drawn Boy e tanti altri.
Quest’anno lo stage del chiostro ha ospitato i live di Mark Lanegan, Austra, Dillon, Benjamin Clementine, e in due giovedì consecutivi due act molto attesi: gli Air e Trentemoller.
Il duo francese, davanti a un pubblico numerosissimo, ha fatto brillare il proprio repertorio con classe e precisione, anche se il trasporto emotivo non è rimasto costante per tutto il tempo.
Di tutt’altra pasta a livello di feeling il concerto di Trentemoeller. Pur con un afflusso di pubblico minore del previsto, il danese insieme alla sua validissima band ha saputo giostrare con maestria tra i due suoi mondi di riferimento, elettronica e wave, costruendo un set eccellente. Rispetto al live visto a Lubiana, è stato dato più spazio ai brani dancefloor oriented, e sacrificate alcune hit (silver surfer ghost rider ad esempio), per un piacevole rimescolamento di carte.
E qui sta il grande merito del danese. Molto meglio i pezzi più elettronici nonostante il livello di quelli più tradizionali. La ricerca dell’equilibrio è la chiave del successo: il filo logico della tracklist e la bontà della performance sfumano questi margini, convincendo con compattezza e pulizia (una cura del suono davvero ottima sul paco di Sesto). Due anime distinte che poi convergono.
Si parte con le atmosfere di November, per settare fin dall’inizio il mood del flusso, e si prosegue con incursioni nei diversi album. La scaletta comprende mid tempo trascinanti come My Conviction, i synth furiosi di Circuits, melodie -sempre comunque quadrate- come in Never Fade o River in Me, fino all’apoteosi finale di Moan che, anche “suonata” esce benissimo trasformando l’abbazia in una pista da ballo. Magnetica la scelta dei bis, due tracce che sono un perfetto fade out per il set. L’incanto termina con volti rapiti e sorridenti, segno che il concerto, con il suo essere variegato ma coerente, funziona. Quello di Trentemoller non è uno show per puristi e fan accaniti, che parteggeranno sempre per il lato più affine al loro gusto, ma per chi ascolta prima col cuore e poi con le orecchie.
Cannibal Se-lecter