Techno patrimonio dell’UNESCO? Non è tutto oro quel che luccica

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Quella che apparentemente è una bella notizia (N.d. r. la proposta della Svizzera di inserire la Techno tra i patrimoni immateriali dell’Unesco)  è invece la conferma che non si sia ancora capito il vero senso di questo genere che non è una “cultura”, ma un genere che aveva ed ha come scopo la massima unione fra musicista e macchine (gli strumenti elettronici) per fornire, tramite la musica composta e senza testi, una sensazione di futuro.

Una musica profondamente umanista che si è negli anni spogliata di questa visione futuristica per diventare, troppo spesso, solo pulsione fisica da club/festival. E invece proprio questa sensazione di empatia da dancefloor viene presa come elemento distintivo e di ‘premio’ dalla città di Zurigo e l’UNESCO sull’onda di fenomeni post rave ormai incancreniti come la Street Parade o la scena da club locale (che non mi pare passi alla storia come centrale in quella europea). Insomma un totale fraintendimento che, secondo me, fa solo male alla techno stessa.

Una cultura Techno non esiste come non esiste una cultura Blues o una cultura Funk e sottolinearlo oggi credo sia molto importante.

Andrea Benedetti

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