Che cosa può spingere una persona a tornare sui propri passi dopo quasi vent’anni di silenzio?
Ormai il pubblico si era abituato a vedere Angelo Sindaco nella sua veste di fotografo da copertine patinate, consulente d’immagine per i progetti fashion dell’imprenditore Maurizio Carli Moretti, perchè dunque tornare a risvegliare demoni sopiti? Già, i due autori di Grandi Successi vantano una lunghissima militanza nella scena, protagonisti in una città, Bologna, che fu Utopia ancor più che Berlino. Un periodo magico e lisergico quando Sindaco divideva casa con Mauro Boris (Belin) Borella (una villa dove si narra suonò pure Aphex Twin nel ’95), e la consolle con Luca Ghini e Mayo. Insomma il Link come famiglia. Anni in cui il sound bruciava sui piatti: hip hop, house, electro, techno. La santa alleanza con i mistici romani (Andrea Benedetti e Marco Passarani in particolare (ma la techno è romanista o laziale?)), i dischi su ACV coi contratti firmati ancora pischelli fatti leggere allo zio avvocato, ma anche l’arrivo dei grossi calibri da Detroit e delle tribe inglesi. Carli Moretti da parte sua, già nei primissimi anni ’80, metteva i dischi in apertura a band come Killing Joke, vivendo appieno quel post punk che ha rianimato la techno negli ultimi anni.
La copertina in bianco e nero ritrae due uomini distinti in giacca e cravatta, maturi ma con quel cenno beffardo di chi ha tutta l’esperienza che serve per giocare con ironia: dalla posa che rimanda a Theo Teardo e Blixa Bargeld che interpretano John Foxx, al titolo dell’album. Prendere per il culo il più comune slogan radiofonico “Solo Grandi Successi“: lo state facendo bene.
In realtà il disco è frutto di padronanza dei mezzi, ragionamento e della giusta ostinazione per misurarsi con un mercato (un mondo) profondamente cambiato (Davvero i big adesso stampano solo 500 copie? mi domanda stupito Sindaco). In testa poi c’era una storia che pretendeva di essere raccontata. Pubblicato come autoproduzione su Oto, è stato notato dalla Kompakt che ha deciso di curarne la distribuzione europea, riuscendo inoltre a trovare un canale di primo piano anche negli USA. Tra le citazioni più o meno note dei titoli che rincorrono b-movies italiani anni ’70, reminiscenze dark e filosofia sci-fi post industriale, emerge un suono oscuro, vivo. Contemporaneo e viscerale, è stato ottenuto senza passare attraverso il computer e chiamando in studio molte anime gemelle.
Nono Degrado, la techno si confronta con la sua essenza industrial, il rumore si scopre musica. La vita notturna cittadina dipinta da Ghisa Nera (con Matteo Vallicelli) pulsa nei sobborghi periferici, e bastano appena un paio di minuti alla Giovane Ereditiera per seminare scompiglio. Lontano dagli occhi incrocia bassline a la Ike Yard con rigurgiti hi-tech e pianoforti drammatici. In Città dalle Notti Rosse c’è la voce di Jonathan Clancy a lacerare la simmetrica perfezione di synth e chitarra, un mood sempre più cupo e paranoico in cui la disperazione è fonte di energia. Quasi affogati con Come Sopra (versione subacquea), torniamo a respirare faticosamente abbagliati dal sole artificiale di Ripensamento (la voce traslucida è quella di Andrea Signori). In Prospettiva Niente si riuniscono la batterista Valentina Magaletti (from Raime), e Alessandro Bocci con Manuele Giannini (Starfuckers). La traccia è un vicolo cieco in cui l’ego si ferisce con schegge sonore cercando per forza una via di fuga. Escono il coro e gli attori per danzare al macabro ritmo electro del Carillon del Dolore. Esistenze sospese nel field recordings sintetico puntellato dalla Magaletti in Era meglio vuoto.
L’immensità delle costellazioni si dissolve nel bleep di un modem 56K, che riporta indietro nel tempo fino ad annunci di una TV ormai scomparsa (La Notte come una Belva). Eravamo quattro amici al bar lungo un’autostrada intergalattica che volevano fare la Rivoluzione Moderna. I motori dello shuttle tornano a ruggire in Luogo di Frontiera abbastanza Importante, lasciando gli applausi finali all’estasi malinconica di Morire con i Grilli ad Ibiza, distesi sulla spiaggia con i timpani ancora compressi dalla forza del soundsystem e i fotogrammi di corpi sudati che saltellano incollati alla retina.
Chissà perchè Angelo e Maurizio hanno deciso che fosse venuto il momento di fare un nuovo disco dopo tanto tempo, ma forse prima ancora che domandarglielo dovremmo dirgli semplicemente grazie di cuore.
Federico Spadavecchia