Il Teatro Miela Bonawentura di Trieste è una venue culturale polivalente, attenta ai linguaggi del contemporaneo con un programma aperto alle contaminazioni, proponendo sia spettacoli recitati che concerti di diversi generi. Negli anni sono passati artisti elettronici di grande spessore come The Orb, Matmos, Ghostpoet, Fenin, Filastine, Koop, Apparat, Postal Service, Fennesz, Mùm e tanti altri.
Per l’annuale calendario di celebrazioni dedicato al genio artistico di Erik Satie in questo caldo maggio adriatico è arrivato il live di Francesco Tristano, talento del pianoforte cui piace flirtare con l’elettronica e i suoi maestri, specie quelli di Detroit.
Dopo il set introduttivo del primo resident fatto di basse frequenze e lente texture liquide, il giovane artista lussemburghese inizia a suonare davanti un’audience seduta a gustarsi le melodie in omaggio a Satie, eseguendo una serie di pezzi davvero interessanti, che alzano pian piano il tempo per portare lo show alla prevista simbiosi con le macchine. La cassa diritta che entra subdola (ma ottimamente integrata) da segnale di il via al pubblico: di colpo ci si alza e il parterre è un dancefloor.
Il flow è solido e godibile, belle le parti alle tastiere (sia piano che synth) ma poco originale nello sviluppo ritmico, anche se il pubblico pare non preoccuparsene troppo. Tristano se la gode a imbastardire i generi e la gente in pista balla felice.
Il livello torna elevatissimo via via che la cassa si fa più defilata (ma sempre presente) e nei momenti in cui il connubio melodia/beat raggiunge maggior equilibrio. La mezz’ora finale è trascinante. La serata si chiude tra gli applausi, con Jazza (secondo resident) a sferzare con un energico quattro quarti i ballerini non paghi per l’after party.
Cannibal Se/lecter