Frequencies Label Of The Month: New Interplanetary Melodies

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NIM ovvero New Interplanetary Melodies è il nuovo progetto discografico della vulcanica Simona Faraone che ha deciso di parlarne sulle nostre pagine insieme all’artista di punta della label Mayo Soulomon aka Abyssy.

Ciao ragazzi benvenuti su Frequencies! Che ne dite se iniziamo chiedendovi come nasce e da chi è formata NIM?

Simona: Ciao Federico, rispondo io come fondatrice e ideatrice della label. La mia lunga esperienza come Dj, iniziata alle fine degli anni ’80, mi ha coinvolta poco come produttrice e di più come disc-jockey nel senso assoluto del termine. Avevo da tempo l’idea di fondare una label che mi rappresentasse musicalmente e con la quale poter produrre a mia volta artisti che ritengo interessanti e fuori dai canoni, sia italiani sia stranieri.
L’amicizia e la stima professionale che mi lega a Mayo Soulomon da alcuni anni, ha reso la scelta immediata, su chi avrebbe dovuto essere l’artista con il quale avviare il catalogo in vinile della label.
I miei collaboratori in questa avventura “cosmica e visionaria“, come cita il nome della label, ovvero le Nuove Melodie Interplanetarie, sono Valeria Iavarone, che si occupa insieme a me dei contenuti dei comunicati stampa e della promozione della label tramite i social media, e il grafico (anche Dj) Andrea Zen Su Crisi, in arte Budai, che ha interpretato perfettamente il concept della label, creando un logo d’impatto che riassume l’iconografia tipica del musicista Sun Ra, al quale è dedicata la label, e la costellazione dello scorpione, che è il mio segno zodiacale. Il tutto con evocazioni del mondo magico e misterioso dell’Antico Egitto, che è stato sempre un motivo ricorrente nella mia carriera artistica. Per il mastering mi sono affidata alla bravura e professionalità di Marco Antonio Spaventi, proprio perchè voglio che i vinili di NIM suonino in un certo modo.
Per la stampa , invece, mi sono affidata all’esperienza di Cristian Adamo di Vinilificio che è il nostro tutor per la pressing plant tedesca Rand Muzik.

Cosa ti ha spinto ad aprire una label in un momento in cui la musica dance sembra essere stata sviscerata in ogni modo?

Simona: Come spiegavo prima, la mia esigenza di avviare una label, superava il concetto di dancefloor. Anzi, non è stata pensata affatto per il dancefloor. Piuttosto per un ascolto non condizionato dai generi musicali, ma proiettato verso la ricerca e un approccio diverso nei confronti della musica.
Il sottotitolo dell’etichetta non a caso è “Edizioni Fonografiche dal Mondo di Domani/Phonographic Editons From Tomorrow’s World“ ( che è sempre una citazione di Sun Ra).
Io gestisco insieme al mio compagno Marco Celeri, anche un’altra label, Roots Underground Records, con la quale facciamo delle scelte artistiche un po’ diverse, più nell’ambito house. RU è una label che Marco ha fondato alcuni anni fa, in digitale, e da quando abbiamo avviato insieme anche il catalogo in vinile è stato intrapreso un percorso niente affatto scontato, partendo con un artista come SofaTalk, ancora poco conosciuto all’epoca dell’uscita dell’EP Fairy Dust, lo scorso anno, ma che attualmente si sta affermando, con importanti collaborazioni internazionali, come uno dei producer più raffinati di broken beats, nu soul, che sa coniugare molto bene il jazz con l’elettronica.
Mayo era già stato coinvolto su RU, per la compilation V/A United Republic Of Music uscita nel 2015 su CD, con la bellissima traccia “Gone South” firmata Abyssy.
Gestendo due label contemporaneamente, si devono fare scelte artistiche differenti, anche se poi alcuni artisti compariranno sulle due label, come è già successo con Mayo.

In generale, Simona, ci puoi spiegare le scelte artistiche alla base dell’etichetta, e, se ci sono, gli esempi che hanno servito da ispirazione o modello?

Simona: Il mio background musicale è alla base delle scelte artistiche che ho fatto e che ho programmato per la label.
Mayo Soulomon è uno dei produttori e dj che stimo di più nella scena italiana e non solo. Un artista assolutamente originale e completo, con un background musicale molto simile al mio, avendo iniziato anche lui come Dj alla fine degli anni ’80, e con il quale, per questo motivo, sono molto in sintonia, anche se abbiamo iniziato in territori diversi: io a Roma suonando la techno Detroit ai Rave party e successivamente la progressive in Toscana, lui a Bologna , profondamente immerso nel suono di Chicago e Detroit, e con una importante militanza al vecchio Link dalla metà degli anni ’90.
Quando ho contattato Mayo per avere del materiale da selezionare per la label, lui mi ha sottoposto l’Archivio Magnetico, tre tracce perfette, che aveva prodotto ancora ventenne nel lontano 1991 e che erano rimaste su cassette dall’epoca, mai pubblicate finora. La traccia che mi ha colpito al primo ascolto è stata Sin(FM), 17 minuti infiniti di beats, e ho subito pensato che un regalo migliore non avrebbe potuto farmelo. “Nature” è la traccia di Magnetic Archive che rimanda allo stile detroitiano per eccellenza, e con “Ectosoul“ costituiva secondo me un trittico perfetto, da pubblicare assolutamente.
La rimasterizzazione per la stampa in vinile, partendo dall’originale inciso su cassetta, è stata elaborata nella prima fase dallo stesso Mayo e poi da Marco Antonio Spaventi che ha eseguito, a mio avviso, un ottimo lavoro.
Con Andrea (Budai) e Valeria abbiamo elaborato, nei contenuti e nell’artwork, un inserto che spiega la storia di questo piccolo capolavoro. Mi sembrava importante spiegare a chi avrebbe acquistato il disco, sia la storia della musica che era stata incisa su vinile, sia presentare l’artista con la sua biografia e introdurre il concept dell’etichetta.
Nel fare la programmazione delle uscite successive, non ho avuto esitazioni nel proseguire la collaborazione con Mayo, perché era importante dare continuità all’Archivio Magnetico, ovvero dal Soulomon del passato (attuale e senza tempo), al Mayo Soulomon contemporaneo (che però continua a vivere nel suo tempo astratto) e quindi pubblicare le sue produzioni inedite come Abyssy. L’elemento comune tra le due uscite è la traccia “Young Soulomon”.
Ma su questo aspetto preferisco sia lui ad approfondire il discorso.

Mayo: Con Simona condivido tantissimo background musicale e per questo è stato facile raccogliere i contenuti che poi sono usciti nelle prime due release di NIM. Non essendo produzioni indirizzate al dancefloor non penso che diversamente avrei cercato di proporle per diventare dei 12″, soprattutto il primo disco interamente composto da pezzi composti nel ’91 quando avevo vent’anni, ma la visione di Simona e l’impostazione della label mi hanno dato conferma che non avrei potuto sperare in una ‘casa’ migliore. NIM ha come impostazione fondamentale un suono aperto, di ricerca ma con influenze nella musica elettronica di matrice black, con cui mi è stato facile vedere la compatibilità.

Hai una “Demo Policy” o ti affidi solo alla tua ricerca?

Simona: Per i motivi che ho già spiegato preferisco fare io la scelta primaria. Ho le idee molto chiare su cosa pubblicare e su quali artisti investire.

Parliamo di supporti: digitale/CD/cassetta/vinile, quanto incide il medium di diffusione nel lavoro di una label e quanto contano tutte le features tipo il packaging, eventuali booklet, stampe, artworks…?

Simona: Nel caso di NIM è fondamentale la veste grafica e la comunicazione fatta in un certo modo. Non a caso ho scelto due validi collaboratori come Andrea e Valeria per sviluppare il lavoro. Per quanto riguarda il supporto, la scelta è radicale: solo vinile. I contenuti sono importantissimi. Per ogni uscita ci sarà anche una citazione di un testo di Sun Ra, come filo conduttore tra tutte.

Domanda di rito: la promozione. Tra mega-investimenti in comunicazione, acquisto di “like” e nomi tirati dentro pur di vendere due copie in più sembra che la logica del mercato si stia impadronendo dell’underground. Come vi ponete a proposito di tutto ciò?

Simona: Assolutamente all’opposto. Nella mia attività di Dj ho sempre cercato di rimanere molto coerente con quello che sono e che “suono”, e questo stesso discorso lo sto facendo anche per l’etichetta. Oggi ho una visione più matura di questo ambiente, e non mi faccio condizionare dall’hype del momento o da certe modalità di comunicazione. Io di mio, sono “social” con moderazione. Non credo nella “fuffa “ mediatica, dei prodotti costruiti nel web e per il web, privi di contenuto, o per soddisfare futili esigenze. Non inseguo i soliti nomi. Non userò mai la popolarità di un artista speculandoci sopra.
La prima uscita di NIM è arrivata dove doveva arrivare e della label se ne parla già in un certo modo, e di questo sono molto soddisfatta. La promozione migliore la fai con il sostegno di chi è in sintonia con quello che fai, e per il momento la cosa ci sta riuscendo. Sia con NIM sia con Roots. Ringrazio per questo gli amici dei negozi di dischi e tutti coloro che ci hanno sostenuto fin dal primo momento.
Fare un’etichetta è un lavoro serio, non lo fai nei ritagli di tempo, bisogna investirci sopra sia economicamente sia con il tempo.
E’ una responsabilità che hai prima di tutto verso gli artisti che ti affidano la loro musica, ed io ho molto rispetto per gli artisti che ho scelto di produrre.

Su quali nuovi progetti o artisti stai lavorando attualmente?

Simona: Posso già anticiparti che dopo Abyssy, ci saranno due uscite ben ponderate: Marcello Napoletano con il suo moniker Ra Toth , un disco furioso e folle, come piace a me, e i 291outer space con un progetto di pura fantascienza visionaria, sul quale vorrei mantenere per il momento un po’ di mistero. L’artista chiave della label rimarrà Mayo, essendo anche lui del segno zodiacale dello scorpione come me, e uscirà ancora su NIM in futuro. Anche qui, per il momento, non posso ancora anticiparti nulla.

Simona e Mayo come giudicate il panorama house italiano?

Simona: Non lo giudico. Lo vivo a modo mio da circa 30 anni. Mi piace essere un po’ “outsider”. Ho maturato l’idea in questi ultimi anni, che forse gli anni ’90 non sono stati poi così “eccelsi”, rispetto al potenziale che potrebbe essere sviluppato oggi. Diciamo che quell’epoca fu unica perché la musica house era all’inizio, e abbiamo vissuto tutto con molta euforia e la sua forza propulsiva probabilmente è stata già spesa. Personalmente ho sempre cercato di rimanere piuttosto indipendente, cavalcando le decadi sino ad oggi, per non rimanere cristallizzata nel passato.
Oggi rispetto agli anni ’90, vedo comunque una generazione di dj anche più consapevoli ed esigenti, rimanendo in un certo ambito naturalmente, che è quello in cui mi trovo più a mio agio. Di certo i miei riferimenti primari non sono Ibiza o Berlino a tutti i costi insomma. In Italia c’è del talento e va messo in risalto, così come ho fatto io scegliendo Mayo Soulomon e gli altri artisti.

Mayo: Premetto che della “scena” ho scarsa conoscenza, frequento poche serate con “artisti del momento” e non rincorro festival. Però ho amici e conoscenti che nell’ultima decina d’anni hanno fatto uscite che ritengo di altissimo livello.
Non posso che esserne felice, alla fine la massa di produzioni usa e getta ha stimolato questi artisti a proporre la loro visione, diversa.
E visto che mi è abbastanza difficile trovare nuove release stimolanti, vedere che tra queste tantissime nascono da più o meno giovani artisti italiani non fa che piacere.

Hai mai pensato di trasferire tutto all’estero?

Simona: No, anche perchè noi siamo “interplanetari “ non ci interessa una precisa ubicazione geografica sul pianeta terra (scherzo 😛 ). Comunque no, ritengo che se si gestisce la label in un certo modo non è così importante dove ti trovi, è il network dei contatti che riesci a sviluppare quello che conta. Attualmente il nostro distributore è inglese: Lobster Distribution.

Nel 1994 la stampa inglese definiva l’Italia come la patria dell’house music. Secondo voi c’è la possibilità di rivivere una nuova golden age?

Simona: Ti ho già risposto nella domanda precedente, in un certo senso. Gli anni ’90 sono stati anni importanti per la musica house, con etichette che hanno lasciato il segno e che sono state un riferimento soprattutto in questi ultimi anni per la nuova rinascita della musica house in Italia. Noi come altre etichette ci stiamo investendo parecchio, credo.
Manifestazioni e rassegne come il Grabber Soul, il Music Market , il Camporella Record Fair, alle quali abbiamo partecipato di recente, hanno messo insieme tante etichette italiane interessanti, ed è un segnale importante. Domenica 19 febbraio parteciperemo alla rassegna Italian Labels Meeting promossa da Upperground Records . Io credo che qualcosa di nuovo e importante stia nascendo in Italia.

Mayo: Ci sono tanti artisti italiani che rispetto e che spero continuino a produrre contenuti di qualità, a prescindere da quello che ne decreterà la stampa. Di sicuro c’è più bisogno di artisti che fanno ricerca che di certa stampa, ormai braccio armato del marketing al fine di creare fenomeni vuoti, e capace di influenzare anche negativamente certe dinamiche.

Negli ultimi anni il mondo mainstream si è appropriato del termine “deep”, una parola molto cara alla storia dell’house, che effetto vi fa? Può essere un’idea per avvicinare i più giovani al suono di Chicago o è solo un equivoco per fare business?

Simona: Personalmente faccio un po’ fatica a coniugare il mondo “mainstream” con la musica house. Il termine “deep” è certamente abusato e molto spesso è fuori contesto . Basta andare su un qualsiasi record store on line e leggere la descrizione di un disco che non c’entra assolutamente nulla con il termine “deep” , ma che però viene classificato come tale. Purtroppo molto spesso è così infatti, ma non solo con il termine “deep”. In generale si fa molta confusione con i generi musicali.
E comunque i giovani più attenti, sono i primi a non farsi confondere dai termini.

Mayo: E’ una etichetta come tante, ormai priva di significato. Penso a quanti dischi o dj si definiscono di genere Detroit senza proporne anche il minimo riferimento. E’ marketing, da cui cercare di stare alla larga e non farsi influenzare.

Mayo, come nasce il progetto Abyssy e che differenza c’è con il tuo alias principale?

Mayo: Negli anni ho lavorato sotto vari pseudonimi, nati per segnare una nuova fase o comunque una evoluzione rispetto ai precedenti.  Dopo Mayo e Soulomon è stato il momento di LOWLOW, circa 6/7 anni. Da altri 5 anni è nato ABYSSY, semplicemente per prendere atto dell’ulteriore evoluzione stilistica. ABYSSY esplora orizzonti più vasti, o meglio, luoghi più profondi.

Il tuo EP contiene tracce molto diverse tra loro, che percorso hai seguito per comporle e selezionarle?

Mayo: Il progetto ABYSSY mi ha permesso di incanalare idee che prima evitavo di portare alla luce per “incompatibilità con il momento”. Poi però mi è sembrato che quel momento fosse arrivato e quindi assieme a Simona abbiamo selezionato quattro pezzi che potessero descrivere l’anima esplorativa del progetto.

Oggi viviamo tempi molto difficili in cui si torna a discutere di diritti che pensavamo acquisiti, pensi che la musica house possa o debba tornare ad avere un valore anche politico?

Mayo: Più che un valore politico o sociale vorrei che ci fosse pi˘ introspezione personale e meno superficialità di contenuti o divertimento fine a se stesso. Ecco, se sotto la voce Deep House trovassi musica più personale e introspettiva non mi lamenterei del poco senso che questa etichetta ha oggi in molti contesti.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni con NIM?

Mayo: Con Simona stiamo pensando alla mia prossima uscita ma finchè non ci sarà il materiale giusto non è il caso di parlarne.
NIM ha giù in programma uscite molto importanti e non vedo l’ora che si materializzino. Ma ora ABYSSY Ë in immersione.

Ci puoi presentare il podcast che hai preparato in esclusiva per Frequencies?

Mayo: Il podcast è composto unicamente da mie tracce, molte già stampate, tra cui un’ampia rappresentanza delle release NIM, e altre inedite. Lo ritengo una buona sintesi del mio lavoro e spero che possa ispirare qualche vostro lettore/ascoltatore a mettere in gioco le proprie idee.

Federico Spadavecchia

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