Seven Trax One Week: Bunker Records, an history of acid

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Federico Spadavecchia: una storia ai limiti quella della Bunker Records, fatta da personaggi fuori di testa per diverso grado. L’Aia (NL) intorno al 1990 è una città con parecchi problemi che raccoglie sbandati di ogni tipo. Guy Tavares è uno di questi: un nerd cyberpunk della classe media proveniente dalla periferia, che si è sistemato in uno squat in centro.
Insieme all’amico Jan Duivenvoorden si dedica alla produzione rudimentale di musica elettronica cercando di replicare le nuove idee acid house e techno di Chicago e Detroit. Rispetto ai padri americani, nei loro lavori firmati Unit Moebius (diventati intanto un trio con l’arrivo di Menno van Os), si avverte un maggiore senso di disagio; è una visione distopica, il messaggio politico dei primi UR e il successivo desiderio di evasione verso un paradiso perduto, sono soppiantati da un secco No Future! intransigente. Se vuoi alimentare la tua nave spaziale usa anfetamine, se vuoi viaggiare prendi LSD.
Proprio gli allucinogeni (e soprattutto il loro commercio) sono il propellente ludico-finanziario delle feste organizzate da Tavares: gli Acid Planet. Tenuti nello spazio occupato Iets Vrijers gli alieni del pianeta Acido irretiscono con bleeps e violenti strobo circa 300 pazzi strafatti (e non è un modo dire vista la vicinanza di due veri manicomi).
Nel 1992 l’incontro con Ferenc van der Sluijs, noto ai più come I-F, e nasce ufficialmente Bunker Records che, superato lo scoglio del reperimento fondi per la pubblicazione dei primi due EP di Unit Moebius (indovinate come…), si impone subito come faro della scena electro, acid e techno.
Nessun compromesso per alcun motivo, con questo diktat Bunker ha perseguito la sua missione per quasi vent’anni. Non si è fermata nemmeno allo scioglimento del suo act principale a causa di depressioni, overdose e le classiche storie di soldi.
La resa è arrivata solo nel 1998 con la definitiva bancarotta e la scena acid olandese implosa per i troppi abusi.
Una pagina importante nel Libro della musica elettronica era scritta, il terreno ben seminato, e non si sarebbe dovuto aspettare ancora molto per poterne godere i frutti. Bunker 3000 stava sorgendo, ma questa è un’altra storia.

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