Seven Trax One Week: Shackleton, mistico e indecifrabile

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Luca Schiavoni: Shackleton deve avere un grosso problema con le definizioni di categorie e generi musicali.
La sua musica è un insieme di talmente tanti elementi, che finisce con l’essere impossibile da includere in una delle “scatole” cui siamo abituati. E la cosa più affascinante è il fatto che tutte gli elementi che entrano nel suo suono risultano in insiemi sempre diversi e sempre coerenti. Da alcuni definito come un esponente del primo dubstep, Shackleton è anche sicuramente influenzato da ritmiche tribali afro, e con i suoi ultimi due dischi su Honest Jon’s (a distanza relativamente breve l’uno dall’altro) ha mostrato di saper prendere anche nuove direzioni – scure, ipnotiche, quasi esoteriche nel loro fondere sonorità e liriche da rito meditativo.
L’ampiezza del suo suono è tale da aver influenzato anche un artista dall’identità ben definita come Ricardo Villalobos; e i “Three EPs” sulla Perlon, etichetta focalizzata da sempre sul suono minimal-techno, ne sono prova. In sette tracce abbiamo cercato di tracciare un filone dell’evoluzione sonora di Shackleton. Meglio ascoltarle di sera, e attraverso un sound system di qualità.

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