Seven Trax One Week: Afrosynth

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Andrea Cazzani: La recentissima scomparsa di William Onyeabor mi ha dato l’ispirazione per cercare di mettere ordine in un campo misconosciuto che solo ora riceve un po’ di visibilità dalle nostre parti, anche se la sua storia è vecchia di decenni (ho volutamente tralasciato le sue manifestazioni più recenti, diciamo posteriori al 2000).
Nello stilare una compilation di musica elettronica africana si evidenzia il problema di scegliere solo sette brani a rappresentare un genere (no, diciamo un’attitudine) di un intero continente, e si rischiano di lasciare da parte pezzi fondamentali e intere scuole (ho dovuto tralasciare ad esempio i brani di una musicista fenomenale, non per mia scelta ma su precisa richiesta di un amico che sta curando una raccolta a lei dedicata, e che ringrazio per la consulenza). Anche la visione che si ha in occidente della “musica africana” come un tutt’uno organico è lontana da una realtà frammentata fra innumerevoli stili ed etnie separati da migliaia di chilometri: quello che emerge comunque, anche da una selezione per forza di cose limitata, è un approccio autoctono e lontano da facili imitazioni di modelli di successo (che comunque esistono e sono numerosissime).

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