Frequencies Cazzademy Awards 2016

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Andrea Cazzani: Ma anche del 2014 e del 2015 introvabili in precedenza. Diciamo film non vecchi scoperti quest’anno (dei quali almeno la metà mai distribuiti in Italia quindi “nuovi”).

1. Magical Girl (Carlos Vermut)

A mani basse il film con la migliore sceneggiatura degli ultimi 10 anni, che lo spettatore medio italico non potrà mai vedere, dato che lo dilettano con Jeeg Robot (non il cartone, purtroppo). Amores Perros meets Pulp Fiction, ma diretto da Kaurismaki. No, incredibilmente è meglio.

2. Victoria (Sebastian Schipper)

2 ore e 20 senza respirare, camera a mano inarrestabile e recitazione senza rete, tensione quasi insopportabile come la naturalezza degli attori.

3. Nocturnal Animals (Tom Ford)

Il futuro del cinema d’autore sarà un divertissement per registi già diventati milionari in altri modi? Speriamo di no. Comunque avercene, e inquieta nel profondo. Possibile incetta di Oscar.

4. La Mort de Louis XIV (Albert Serra)

C’è un vecchio agonizzante a letto e basta, ma non si riesce a staccare lo sguardo un attimo. Come fa? Polveroso, puzzolente, magico.

5. The Vvitch – A New England Folktale (Robert Eggers)

Per creare il soprannaturale bisogna crederci. Film dai risvolti anche attuali interessantissimi, lungometraggio black metal dell’anno e premio per la migliore capra non protagonista.

6. Cavalo Dinheiro (Pedro Costa)

Lentezza, sussurri e sentimenti sottintesi. Rassegnatevi, registi indipendenti del futuro, non sarete milionari. Probabilmente costato meno del biglietto del tram per recarsi sul set.

7. Nocturama (Bertrand Bonello)

Quanto coraggio, quanta potenza, sospendere l’incredulità e guardare. Distruttivo e non solo sullo schermo. Terrorismo pop.

8. Carol (Todd Haynes)

Vedi questo e impari a raccontare per immagini. Ehi Mainetti, parlo con te, torna a scuola. Classe pura e tagliente come le pinne di un’auto anni 50.

9. El Club (Pablo Larrain)

Tematica livida e importante, in una nazione seria condannerebbero il papa a vederlo in stile cura Ludovico, qua dev’essere uscito in un’unica sala fra le 13:07 e le 13:22 di un martedì. “Ah, ma l’abbiamo distribuito”.

10. I Am Not A Serial Killer (Billy O’Brien)

Rilettura molto valida di un tema abusato con un bravissimo Christopher Lloyd (“Doc”). (Finale da non interpretare letteralmente, e il giovane Max Records non è da meno).

Degni comunque di nota:

Green Room (Jeremy Saulnier)

A punk rocker’s wet dream/nightmare, con del metacinema.

The Assassin (Hou Hsiao-Hsien)

Si capisce ben poco dell’intreccio ma mi accontento dell’ambientazione lussureggiante. Un affresco.

The Wailing (Na Hong-Jin)

Si riferisce a leggende e tradizioni davvero poco note che lo rendono curioso e imprevedibile. Magari in Corea è roba banale.

Gimme Danger (Jim Jarmusch)

Lo sapevo fare anch’io ma non sono amico di Iggy“. Con gli Stooges non si può sbagliare.

Troublemakers: The Story of Land Art (James Crump)

Retrospettiva notevole sulla corrente artistica più visionaria del Ventesimo secolo. Scultori sotto steroidi.

It Follows (David Robert Mitchell)

Ribalta dei luoghi comuni dell’horror e presenta un misterioso happy end che può essere anche unhappy. Via alle discussioni.

Sorpresa dell’anno:

Rogue One – A Star Wars Story (Gareth Edwards)

A cui non avrei dato una lira, ma soddisfa ampiamente il fan, anche con intuizioni rarissime per un blockbuster contemporaneo. Rinverdisce la tradizione.

Delusioni dell’anno:

The Neon Demon (Nicolas Winding Refn)

Refn si conferma ancora dirigendo con la presunzione che lo distingue un noiosissimo dizionario dei luoghi comuni della moda. Con scenografie di una studentessa al primo anno di IED che una volta è stata a un rave vicino a Pinerolo ma non ricorda bene dove.

High-Rise (Ben Wheatley)

Da Wheatley che mette in scena Ballard c’era da sperare in qualcosa di molto più compiuto e memorabile. Tumulti poco credibili. Perdonato, perchè ci sarebbe voluto Kubrick.

Love (Gaspar Noè)

Scopano. Ma non bene come su Pornhub.”Mi ami?“. “Ma quanto mi ami?“. Doppiaggio grottesco di Corinna detta cagna maledetta.

Everybody Wants Some (Richard Linklater)

Siamo fighi, muscolosi e le donne ci cascano ai piedi, siamo pure simpatici (qualcuno) ma dopo dieci minuti anche basta. Troppi baffi.

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