Andrea Cazzani: I canonici tre minuti di durata del brano pop (magari sei o sette se si tratta di musica dance) non sono mai stati un limite invalicabile. Certo, lo sono per i supporti a 45 giri che hanno caratterizzato l’epoca d’oro di questa musica nel Ventesimo Secolo. Il cosiddetto airplay radiofonico, antesignano dell’overdose sensoriale rappresentata oggi dai social network, non ammette rilassamento nell’ascoltatore, che deve essere bombardato di suoni immediati e accattivanti, che devono cambiare di continuo pur restando sempre uguali. I jukebox, artefici del successo commerciale quando gli apparecchi di riproduzione personale non erano molto diffusi, suonavano i 45 giri. Ecco che questo formato è diventato lo standard della “nostra” musica. Ma se usciamo dai confini dell’occidente, vediamo che le durate si estendono, basti pensare ai raga indiani (e di conseguenza, alla psichedelia che da questi è stata profondamente influenzata).
Il minimalismo e certa composizione contemporanea dilatano il tempo, predispongono alla concentrazione e alla riflessione; ci sono musicisti che si pongono come scelta stilistica la creazione di brani all’apparenza interminabili e in un certo senso estenuanti, anacronistici rispetto alla frenesia della vita odierna. Vi proponiamo quindi una scelta di pezzi spesso superiori all’ora di durata, e che vi consigliamo di ascoltare come playlist mentre spicciate le faccende di casa o vi concedete un pomeriggio di relax (d’accordo, il mio concetto di relax forse è diverso dal vostro ma potete provarci).