Riccardo Balli “Frankenstein goes to Holocaust” (Agenzia X)

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Brutta storia il diritto d’autore. Da quando l’hip hop è diventato via via sempre più popolare negli anni ’80 (e subito dopo l’house music), le major non credevano ai loro occhi davanti all’opportunità di incassare royalties facili, grazie al larghissimo uso di campioni su cui lo stile è basato. Eppure il boccone gli è andato in larga parte di traverso; alle prevedibili questioni puramente legali (la giurisprudenza in materia non esisteva ancora) si sono aggiunti gli assalti degli ambienti underground che avevano per una volta l’occasione di colpire i nemici storici là dove fa più male: il portafoglio. Bootleg e progetti senza volto possono essere armi micidiali.
Il mash up prende le mosse proprio da questa situazione: l’antica arte del Dj di passare dal brano A al brano B sovrapponendoli per un breve lasso di tempo, diventa il mezzo per fondere due tracce creandone una terza inedita. E se ci lasciamo prendere la mano allora possiamo usare molteplici brandelli di corpi musicali e dare vita, come Squirting Mary Shelley, al nostro personale Frankenstein sonoro.

Riccardo Balli, Dj/producer e saggista bolognese, nonchè fondatore della label cult Sonic Belligeranza, pubblica su Agenzia X Frankenstein goes to Holocaust, opera dedicata appunto a chiarire le origini del Mash-up e delle sue terrificanti derive.
Riccardo e la sua squadra (Francesco Fusaro, Gianantonio Bach, Federico Mascagni, Matteo Cortesi, Massimiliano Busti, Pablito el Drito, Martino Morando) fanno risalire la loro indagine fin dall’epoca dei grandi compositori classici, quando il saccheggio compositivo in assenza di AKAI MPC si effettuava direttamente sullo spartito, ma soprattutto era socialmente accettato.
Si prosegue quindi salendo vorticosamente ai vertici delle classifiche di vendita passando attraverso l’esperienza del rave britannico, che vede nei KLF gli eroi della guerra al copyright, capaci di dare letteralmente fuoco a un milione di Sterline!!!
Ma oltre al cash e agli avvocati c’è anche una porta dell’inferno spalancata su un non genere bastardo dalle potenzialità illimitate: 8bit, breakcore, glitch, pop, house, techno, jungle, B-movie horror in videocassetta, tutto viene squartato col macete e riassemblato in un corpo nuovo che si muoverà unicamente secondo la propria volontà.
Tra inaudite ricostruzioni storiche, aneddoti pop, e un cyber hackeraggio di Frankenstein, il libro si lascia divorare velocemente, sicuro di depositare abbastanza larve nel cervello del lettore per assumerne il controllo.

Federico Spadavecchia

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