Mitocondri Festival: Elettronica infracellulare alla Cascina Torchiera

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Il mitocondrio, organello infracellulare comune a tutti gli esseri viventi, tra le sue numerose funzioni gestisce l’apoptosi, ovvero la morte programmata delle cellule più anziane. Mitocondri: ecco un festival milanese in un luogo che solo di rado è deputato alla musica elettronica, la Cascina Torchiera.
La sala “ambient” vince il premio per l’allestimento a base di frasche e fiori: l’odore umido unito alle nebbie delicatamente aromatiche diffuse dalla macchina del fumo creano un’atmosfera da camera ardente, d’altronde il cimitero è a due passi.
I più attenti si saranno anche accorti che nella sala principale (in cui campeggia un impianto di dimensioni davvero importanti) alcune piastrelle rotte sono state sostituite, nei tempi andati, da pezzi di lapide, con tanto di nome, cognome e data di morte, quindi il Cimitero Maggiore è per la Cascina ciò che per il Cairo sono state le piramidi, dalle quali per secoli è stato estratto materiale da costruzione senza peraltro intaccarle sensibilmente. Da questi indizi avrete capito che la morte, inconsciamente o no, sembra permeare l’evento. Così è purtroppo, in occasione della prima serata di venerdì 11 (non me ne vogliano gli organizzatori): la scarsa affluenza di pubblico e alcuni disguidi tecnici che fermano le performance degli artisti per oltre un’ora mi convincono a tornare nella rutilante vita sociale di Viale Certosa.

Meglio la serata di sabato 12, sulla quale l’organizzazione (a cura del collettivo della Cascina, TreeBoo Dissidance e 51 Beats) ha puntato tutto concentrandovi i set di maggior richiamo (Saffronkeira, Ben Pest). Presto i buoni propositi sul mantenimento della line up comunicata vanno allegramente a farsi fottere e non si sa più chi suona e quando, in pieno spirito rave anni Novanta.
Vediamo Noxious Nub in un duo non annunciato con Marcio McFly a sparare techno psichedelica e cavernosa con due modulari (molto bene, a mio parere l’apice musicale di tutta la rassegna) e un (presunto) Fedka The Irritant improvvisare al trombone sopra della cassa dritta imbastardita da tutto (ma non doveva suonare due ore prima?). Una sbornia di techno mutante sporca ma assai trascinante e godibile, memore delle esperienze di personaggi come (ad esempio) Lory D ma orientata verso un futuro ancora indefinito. Soprattutto, lontanissima dai clichè proposti dai più celebrati promoter milanesi, a dimostrazione che non basta consultare la programmazione del Berghain del mese scorso e mettere mano al portafoglio per creare la situazione giusta, che qui invece c’è stata.

noxious nub & marcio mcfly 4

Certo, ci sono stati anche inconvenienti come i set ambient “disturbati” dalla cassa techno proveniente dalla sala adiacente (in particolare quelli di Dr. Guilty e di Laura Agnusdei, ottimi entrambi) ma sono a mio parere peccati di inesperienza, mai mi era capitato di assistere a due set in contemporanea in Cascina Torchiera (probabilmente nemmeno a loro). La cosa fondamentale in queste occasioni, il sound, era potente e preciso come a Milano si sente raramente, e quando è curato come si deve i nomi e l’hype passano in secondo piano.
Un evento che lascerà sicuramente strascichi visto che sono già previsti due appuntamenti simili mascherati da presentazioni di libri: uno il 19 marzo per presentare il volume Rave New World edito da Agenzia X, con la presenza di membri di Mutoid Waste Company, Spiral Tribe e Contropotere (annunciato spettacolo di giocoleria col fuoco) e l’altro, in occasione dell’uscita del saggio Frankenstein Goes To Holocaust di Dj Balli (nel quale viene coniato il neologismo stupendo saccheggiofonia per definire il mash-up, altro che petaloso), dedicato alle sperimentazioni beffarde fra noise, gabber e breakbeat dello stesso Dj Balli, Okapi e Dabol Gondra (side project degli Uochi Toki).

Andrea Cazzani

Foto: Barbara Scabini

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