Eniac “I, Mother Earth” (EdisonBox Rec.)

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Fabio Battistetti è un fiero rappresentante dell’undergound italiano. Sperimentatore electro-acustico attivo dalla fine degli anni ’90, si è fatto conoscere attraverso il progetto solista Eniac prima, quindi col gruppo Tacuma Orchestra Elettronica. Ha gestito inoltre dal 2006 al 2010 l’etichetta Chew-Z.
La ricerca di Fabio prende le mosse dal riciclaggio di suoni e strumenti, utilizzando indistintamente sistemi analogici e digitali, per svilupparsi in un contesto multidisciplinare ponendo molta attenzione sul lato performativo e concettuale della propria arte cercando ogni volta di valorizzarne il messaggio etico.
Vista la buona discografia alle sue spalle è difficile accettare che un artista così di talento sia ancora confinato in una nicchia, ma sappiamo fin troppo bene quanto non paghi oggi scegliere di mantenere la testa china sui synth e restare legati a un approccio di sostanza.

I, mother Earth si pone come naturale proseguimento di Reclaim the horizon (2014); Eniac continua dunque a raccontare il mondo attraverso un sound strutturato. I contrasti tra il ciclo di vita della natura e l’azione dell’uomo, sempre più devastante, vengono resi alla perfezione attingendo alle ultime teorie post techno.
Ambient(e) contaminato da beats tossici oscuri che a loro volta rimandano alla tradizione rave inglese, mentre i bleeps della Warp sfigurati dall’inquinamento cercano rifugio nell’isolazionismo.

L’unica pecca del disco, davvero ottimo per tematiche e arrangiamenti, è la sola disponibilità in formato digitale, per di più in free download, che a nostro avviso ne sacrifica troppo importanza e impatto (la brutta abitudine di non attribuire valore a ciò che non si paga o si tiene in mano). Vedete voi cosa succede di ‘sti tempi a essere coerenti.

Federico Spadavecchia

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