Bop solo è uno dei moniker di Luca Affatato, una delle presenze storiche di quella Napoli che costantemente da anni si muove in maniera silenziosa e sotterranea tenendosi ben distante dalla piega mainstream che l’elettronica di questa città ha preso dopo i primi anni ’00.
Luca è uno che ha attraversato in maniera trasversale quella skool partenopea ormai old e con la ‘k‘ compiendo incursioni nell‘electro/rock come 16bit suicide, spaziando nei territori più vasti della techno e dell’acid con il progetto Phutura (producendo per realtà come Minisketch, Adagio, Globox, Claque Musique e altre ancora) finendo poi per prendere le distanze dal club come Bop Singlayer e con le svariate collaborazioni (tra tutte quelle con FrankyB e con 291out che ultimamente hanno detto la loro a Terraforma ’15) puntando ad un’operazione quasi radicale di riduzione e decostruzione compositiva.
Self Portrait, primo capitolo della label Best Company (di cui Luca è l’owner) è uno di quei dischi che non ti aspetti, otto tracce che con le quali in maniera molto chiara Bop ci racconta quanto per lui le etichette sono qualcosa di artificiale e inutile, una release che non segue uno standard preciso e non si appiattisce su un genere, anzi, il modo in cui il disco è assemblato sembra una sorta di “manifesto” con cui Luca ci dice di rifiutare e disconoscere qualsivoglia forma di catalogazione.
Self Portrait ha più le caratteristiche di un lavoro antologico, un bouquet di poesie tirate fuori da mondi materiali e universi simbolici i cui confini sono di volta in volta ridefiniti da suggestioni popolari, filmiche, radiofoniche e avanguardiste.
La prima faccia del disco è una sorta di incursione nei territori noir dell’immaginario horror-erotico e scifi italiano degli anni’70, una sorta di omaggio alle esperienze di Piero Piccioni, Franco Evangelisti ed Ennio Morricone destrutturati e riletti in chiave contemporanea (“I Ragazzi del Computer” non sfigurerebbe come opening title di un remake di Gamma o di ESP).
La seconda faccia è ancora più ostentatamente soundtrack-based ma a differenza delle prime 4 tracce qui a farla da padrone sono di volta in volta attraversamenti e passaggi modern-classical, jazz/rock (le due collaborazioni con 291out) o italodisco come nella traccia capolavoro Sospiro/latenza, una spirale di synth che si avvolgono intorno alla voce di Stefania Casini (tirata fuori da Suspiria di Dario Argento) impegnata in uno dei dialoghi che hanno segnato la storia del B-movie italiano.
Molto semplicemente, e senza troppi giri di parole Self Portrait è un disco di elettronica fatto come un disco di questo genere dovrebbe essere fatto.
“L’anno scorso abitavo in una delle due stanze per gli ospiti, quelle che stanno in cima alle scale. Una notte sentii arrivare una persona. Era molto tardi. Entrò nella camera accanto, e si mise a dormire. Ascolta: è lo stesso modo strano, lo stesso respiro. Così strano, che non l’ho mai dimenticato… Senti, Susy: era esattamente uguale! Quando la mattina vidi madame Blanc, seppi che la direttrice aveva passato la notte nella scuola, e proprio nella camera vicina alla mia! Così adesso so, con assoluta certezza, che lei è qui! …questo respiro, non puoi più dimenticarlo!”
A sottolineare il concept che Best Company porta avanti, ovvero la costituzione di un network di artisti (non necessariamente musicisti) che ruota intorno all’elettronica il disco è corredato da un poster/illustrazione di Simone Mega Antonucci e da una foto (in copertina e back cover) di Alessandra Finelli.
Link: https://www.kudosrecords.co.uk/release/bc001/bop-self-portrait.html
Trystero Theorem
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