Aner Andros, Rainbow Lorikeet e Franz Rosati. Tre dischi per il weekend

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Aner Andros – Remap Ethos Stream (Gentle Wash, 2015)

Il debutto di questo musicista italiano stanziatosi a Bristol è un’opera astratta e contemplativa. Dalla città britannica patria del trip hop non ha assimilato gran che, nelle sue composizioni c’è l’impronta di certa elettronica progressiva degli anni 70, aggiornata tramite l’uso di field recording notturni e percussioni metallofone. C’è una piacevole sensazione di profondita in questi brani, che contrariamente alle consuetudini del genere, raramente arrivano ai 4 minuti di durata: ci si alza da tavola con ancora un po’ di appetito insomma, ma l’indigestione è scongiurata.

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Rainbow Lorikeet – Tail biting (Seagrave, 2015)

Ben più ruvide e aggressive le sonorità proposte dal biellese Nicolò Tescari, in arte Rainbow Lorikeet. Brani adatti a dancefloor infestati da figuri nerovestiti, battuta lenta, ripetitività meccanica. Con suggestioni equamente ripartite fra techno industriale e ansia da colonna sonora horror analogica, Rainbow Lorikeet mostra sprazzi di classe in un ambito in cui oggi è facilissimo precipitare nella banalità, e ci riesce pur mantenendo immediatezza e strutture compositive consuete. È un album comunque inservibile per i dj ancora legati al supporto fisico in quanto viene pubblicato in cassetta, come tendenza comanda.

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Franz Rosati – Black body radiation (Many Feet Under, 2015)

Una battuta gommosa appena udibile dà il via al lavoro del romano Franz Rosati, sound artist attivo dal 2006. Accenni di drone, glitch, silenzi improvvisi e strofinamenti ci dicono che siamo sulle coordinate di etichette come Raster:Noton o Editions Mego, dove l’elettronica si ibrida con la musica concreta. L’ideale commento sonoro per un laboratorio immaginario dove ricercatori in camici fluorescenti sperimentano su scorie disinfettate, radiotrasmittenti imperfette e lampade di Wood ormai esauste. Risultati delle analisi coperti dal riserbo più assoluto.

Andrea Cazzani

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