Sono materialista perché non credo nella realtà.
Michel Foucault
Per questa settima edizione, Flussi ad Avellino decide di omaggiare i 100 anni della Teoria della Relatività utilizzando come concept “Rҽαlιτyvιsm” ripartendo da un’idea di realismo radicale, dopo una una sirena d’allarme verso lo stato di attuale decadenza della cultura digitale ma al tempo stesso l’ordire una resistenza da cui ripartire per sottrarsi alla mercificazione. E lo fa nei migliori dei modi: oltre 40 artisti di rilievo coinvolti, installazioni come cibo per gli occhi e per la testa e 6 workshop come fucine creative.
I set si susseguono come consuetudine sui tre palchi: presso il teatro Carlo Gesualdo, il main stage allestito sulla splendida terrazza panoramica del teatro e l’ESP stage presso la Casina del Principe, storica dimora di caccia dei Caracciolo.
A fare la sua parte una settimana di sole e luce, perfetta e splendida coda d’estate che ha contribuito a rendere Flussi 2015 un’esperienza da vivere già dalle prime luci del giorno. Si inizia dalla mattina con i workshop (di particolare rilievo quelli tenuti da Ute Wassermann sulla voce come strumento musicale e quello del maestro Martusciello che stimolerà la parte improvvisativa di un ensemble di musicisti e persone con disabilità), si prosegue durante il pomeriggio tra le performance sperimentali dell’ESP stage e le passeggiate tra le installazioni e gli screenings, questi ultimi curati da Flussi in collaborazione con lo storico Festival Laceno d’oro e il Retina Festival di Roma.
La prima performance affidata a Herman Kolgen lascia subito intendere le intenzioni degli organizzatori e ciò che ci aspetta durante i restanti 5 giorni. Il trittico composto da Dust, Seismik e Aftershock non è altro che una sintesi della lineup del festival polverosa, deflagrante a tratti apocalittica proprio come i paesaggi post-atomici tracciati dall’artista canadese.
Kolgen riesce a bilanciare sonoro e visivo trasportandoci in un viaggio dai contorni a volte romantici a volte decadenti che conducono verso un unico interrogativo: “qual’è il destino dell’umanità?”
Sulla stessa linea le domande che ci si pone dopo la straordinaria performance di Dave Philips, compositore, ricercatore, performer, ex membro della grind band Fear of God, che ci lascia completamente sbalorditi: giardino completamente buio, luci spente, cielo su di noi, lui quasi al centro con di fronte un magnifico olivo dal tronco nervoso e da lì parte un autentico bombardamento sonoro in quadrifonia. Il suo lavoro si concentra su un field recording di insetti registrati in Cambogia, Vietnam e Thailandia. L’universo sonoro si allarga di minuto in minuto, aumenta di intensità in un mood quasi mistico, sessuale, perturbante.
Al termine della performance ci omaggerà regalandoci un simpatico volantino sulla importanza degli insetti nel mondo e in conclusione con una domanda molto chiara: “qual’è l’importanza degli esseri umani?“. Non possiamo che ringraziarlo.
Alessandra Eramo è un’artista che ti entra dentro e difficilmente ne esce.
Il live al vespro, nella suggestiva atmosfera del giardino della Casina del Principe, si concretizza in una performance emozionante tra vocalismi e tecniche canore, singulti e suoni vocali spezzati, a tratti simili a ninne nanne a tratti ad evocazioni e linguaggi sconosciuti provenienti dalla sua parte più profonda. Non possiamo escludere che la sua evidente gravidanza renda al pubblico l’esibizione ancora più intensa, viscerale ed empatica.
Tra quelli che lasciano il segno quando sono lì sullo stage i Retina.it occupano un posto privilegiato.
Reduci da un 2015 intenso tra serate in giro per l’europa e produzioni degne del titolo di “miglior disco dell’anno” del calibro del De Occulta Philosophia su Semantica Records a Flussi portano il nuovo live, che potremmo definire un po’ più “ammiccante” rispetto a quanto ci avevano abituato. Ma la forza del duo partenopeo sta nel riuscire a imprimere un marchio sonoro indelebile su tutto ciò che producono: dall’ambient di Descending into Crevasse alla techno di De Occulta Philosophia c’è sempre quel qualcosa, quella matrice aspra e violenta, legata probabilmente alla terra lavica che calpestano, che percorre il loro sound più e più volte senza mai stancare o abituare.
La loro performance stasera è tutto ciò, un percorso lungo il quale Lino e Nicola, in veste di contemporanei Psicopompo, ci conducono per quasi un’ora. Incalzanti e coinvolgenti!
Neanche si chiude il live che sul palco c’è Samuel Kerridge che dovrà faticare un bel po’ per stare dietro ai ragazzi appena scesi. Ma Kerridge non delude affatto, anzi riprende il discorso aperto dai Retina allargando e riconfigurando ulteriormente i confini di una certa techno. Ricostruisce in chiave elettronica un’angoscia post industrial tutta made in Sheffield incarnando il sentire della nuova generazione. Fisico quanto basta non mira di certo a essere appetibile al dancefloor, ma tutti sono lì sotto incollati all’incredibile P.A. che continua a riprodurre bordoni conditi di noise e originali passaggi dark ambient.
Si dice che questo sia un festival alieno e sabato sera con Edwin Van Der Eyde ne abbiamo la prova definitiva.
Il suo show con i laser fa apparire banale qualsiasi Dick, Ballard o Interstellar che abbiate mai conosciuto sulla terrazza del Carlo Gesualdo il viaggio verso i confini dell’universo è compiuto: le navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e i raggi B che balenano nel buio vicino alle porte di Tannhäuser sono vere, e Van Der Eyde lo sa.
Si arriva alla domenica, alla conclusione, che dura 12 ore di fila dopo aver ascoltato nei giorni precedenti NHK’Koyxen che com i suoi ritmi ha fatto ballare l’intera terrazza del Teatro, Janek Schaefer, il violino impazzito di Mia Zabelka, John Duncan. Tra ESP prima e main stage dopo, si esibiscono Elio Martusciello con i suoi allievi del workshop, Caterina Barbieri, Drøp & Fax, Petit Singe e in conclusione Luciano Lamanna.
Flussi 2015 finisce in una calda notte di quasi fine estate e lascia al pubblico la curiosità per il prossimo evento e relativo concept, con la sicurezza che sarà un’esperienza da vivere ancora 24 ore su 24.
Trystero Theorem
Foto: Marco Abete