Luca Sigurtà è un punto fermo dell’underground sperimentale italiano post anni ’90.
Le sue incursioni si susseguono avanti e indietro da un estremo all’altro dello spettro sonoro.
Puro rumorismo stratificato con gli Harshcore e isolazionismo concreto in lavori come Bliss o Erm, prodotto in coppia con Francisco Lopez. Nel 2012 ha fondato la propria label Kinky Gabber su cui è uscito con il progetto Luminance Ratio.
L’essenza della musica di Luca sta nel creare sequenze organiche partendo dalla manipolazione nastri, lettori cd, laptop. Non si tratta tanto di ricercare un’atmosfera come da canovaccio ambient drone, quanto piuttosto di trasformare un insieme di impulsi in qualcosa di vivo.
Warm Glow, edito dalla polacca Monotype, è l’arrivo di tutte le strade percorse. Sette tracce in cui Luca raccoglie l’esperienza maturata facendo il punto della situazione sullo stato della sua ricerca.
Riverberi traslucidi illuminano le profondità scavate da una ritmica al limite del dub. La nitidezza è l’arma in più di un disco che mette a fuoco emozioni e soundscapes diverse attraverso lampadine a incandescenza. In alcuni casi pare addirittura poter arrivare un raggio di sole (la voce di Francesca Amati su Boundaries) scoprendo la dolcezza nell’abbandono.
Quando invece il buio è compatto, vibrazioni e tintinnii diventano più che palpabili, un muro granitico che blocca ogni accesso. Meditazione e sopita violenza.
Per superare i limiti del genere ambient e dosare a piacimento il senso del dramma, Sigurtà si affida a un mix di tecnologia analogica e digitale, ricorrendo a strumenti tradizionali (chitarre e fiati di Gianmaria Aprile, Mattia Rodighiero, Marco Menegon, Daniele Delogu) per squarciare l’algida tela elettronica con un’umanità sanguigna.
Un album intrigante e ottimamente prodotto che, dato l’hype attuale intorno a questa categoria di suoni, potrebbe portare l’autore sui palchi dei festival più importanti del continente.
Federico Spadavecchia