Dopo un periodo di residenza in terra etnea passato a “raccogliere” suoni, immagini e segreti del vulcano patrimonio dell’umanità,
Murcof e Manu Ros si sono chiusi in uno studio in Spagna per “assemblare” il materiale raccolto e dare vita a Etna: A Portrait, un “ritratto” per immagini e musica de “a’ Muntagna“.
Il lavoro commissionato da Zo Centro culture contemporanee nell’ambito del festival I Art è stato presentato il 15 Luglio nello splendido cortile di Castel Ursino a Catania. Una premiere mondiale ad ingresso gratuito, per sole 150 fortunate persone.
Il giorno dell’evento all’interno del castello, l’atmosfera è raccolta, intima; le sedute del pubblico sono disposte a semicerchio davanti ad uno schermo montato su un piccolo palco. Un impianto audio in quadrifonia “tarato” dallo stesso Murcof in occasione del soundcheck avvolge letteralmente la piccola corte della fortezza .
Prima dell’inizio dell’esibizione regna sovrano il silenzio, il pubblico presente, accenna solo poche parole, quasi sussurrate.
Dopo una sintetica presentazione da parte di uno dei responsabili di Zo, timidi timidi, quasi di nascosto, “entrano” in scena Murcof e Manu Ros, posizionandosi nella loro postazione davanti allo schermo, alle spalle del pubblico.
Nessun protagonismo vogliono fare “parlare” solo la musica e le immagini.
Il tempo di un breve applauso e si spengono le luci; inizia il viaggio.
Chiariamolo subito: Etna: A Portrait non è una performance audiovisiva, non è una installazione multimediale, Etna: A Portrait è cinema.
Immagini e musica, come nei film più riusciti si integrano alla perfezione dialogando di continuo, in un rapporto alla pari.
La sfida era ambiziosa, da far tremare i polsi, solitamente quando ti approcci ad operazioni del genere, il rischio di confezionare l’ennesimo pseudo documentario turistico promozionale, è sempre dietro l’angolo. Murcof e Manu Ros per fortuna, non cadono nel trappolone e da grandi artisti non documentano, ma interpretano l’Etna.
Il musicista messicano e il video artista spagnolo ci portano letteralmente in un altro pianeta,: non siamo in Sicilia siamo in qualche mondo sperduto, a migliaia di anni luce dalla terra.
Murcof e Manu Ros ci fanno vedere tutto con i loro occhi, con la mediazione del loro visionario punto di vista.
Uno sguardo che si sofferma su ogni piccolo dettaglio, (la roccia che sembra prendere vita, il fiore che tenta stoicamente di crescere nel deserto della “sciara”, i tetri “scheletri” di alberi uccisi dalle colate…) per poi a tratti liberarsi improvvisamente verso il cielo e l’infinito.
Etna: A Portrait per la maggior parte del tempo mantiene un continuo clima di “tensione”: la maestosità, la forza incontrollabile e i misteri del vulcano, influenzano inevitabilmente la narrazione del “racconto”.
I due autori, provano un timore reverenziale nei confronti dell‘Etna: si sente e si vede.
L’espressionismo del regista spagnolo, si sposa perfettamente con il minimalismo sonoro del musicista messicano che, fa ricorso alla melodia, solo nei “rari” momenti in cui nel film c’è il tentativo di sciogliere il clima di tensione.
Il viaggio dura un’ora esatta e gli applausi del pubblico partono già dai primissimi titoli di coda.
Murcof e Manu Ros ringraziano con un timido accenno di inchino e con un sorriso.
Uscendo dal castello, una signora anziana, proveniente probabilmente da un quartiere popolare, si ferma davanti ai due artisti e stringendo loro forte la mano, li ringrazia entusiasta in uno splendido dialetto catanese.
Etna: A Portrait senza lasciare minimamente spazio a nessun tipo di compromesso, in tutta la sua complessità e raffinatezza è riuscito a parlare anche al cuore di una persona “semplice”. Se l’arte è prima di tutto comunicazione, questa è la prova che siamo di fronte ad un capolavoro.
Samuele Dalle Ave
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