Leo Anibaldi & Sebastian Mullaert – Evocation EP (Cannibald rec.)
Una delle leggende della techno capitolina incontra uno dei talenti più fulgidi venuti alla luce nel nuovo millennio.
Leo Anibaldi è uno di quelli che la Storia ce l’ha tatuata su tutto il corpo, e vederlo in piena forma artistica è un piacere enorme, così come constatare lo stato di salute della sua Cannibald records, ora in cerca di continuità di uscite su vinile.
Sebastian Mullaert è noto ai più per essere parte del duo Minilogue, progetto nato nei primi 2000 sulla scia del trend neo trance, che fece la fortuna di personaggi quali James Holden e Nathan Fake. Oggi propone un sound più deep e maturo dai riflessi ambient e bucolici. Evocation EP è un affresco a quattro mani sul tema della natura incontaminata: Leo si distacca dall’ansia metropolitana e dalla necessità di futuro dei suoi anni ’90 per perdersi nella serenità dei boschi e dell’acqua, ritrovando un contatto con la Terra. Sebastian lo accompagna nel viaggio seguendone l’estro, utilizza lo strumento del remix (addirittura quattro) per colorare i fondali in cui il genio romano si inabissa, e fungere da vento per smuovere le foglie degli alberi quando troppo fitti per la luce del sole. Un disco di tecnica e sentimento lontano da festival e club alla moda, ma vicino al cuore di chi sa ascoltare.
AnD – Rmx 01/Rmx 02 (Electric Deluxe)
Ne avevamo già annunciato l’uscita e, in verità, bisogna aspettare ancora un po’ per poterli trovare in commercio. Tuttavia si tratta davvero di una release troppo gustosa per non farsi prendere dall’entusiasmo e parlarne subito.
Due vinili e cinque remixer d’eccezione per interpretare il sound fragoroso degli AnD.
Il primo disco (disponibile dal 15 giugno) vede gli Zeitgeber all’opera su The surface of last scattering, un’ascesa alla stratosfera minimalista alla Jeff Mills e conseguente caduta con urlo libero; Sleeparchive invece si abbandona al piacere della devastazione industriale in Power Spectrum, mentre gli O/H (David Foster e Richard Oddie) ne preferiscono valorizzare la dinamica techno marziale. Il secondo vinile, previsto per luglio, è roba da fini intenditori del rumore più intransigente: Justin K Broadrick aka JK Flesh dei Godflesh fa sfilare cinghie e white noise su una passerella di dolore acustico (Non sky signal noise). Tocca quindi a Stuart Argabright, qui come Black Rain, che confeziona due remix retrofuturisti con i brandelli di The surface of last scattering e Galactic motion. Da non perdere per nessun motivo.
Hanami Series – Øe (Arboretum)
La fioritura dei ciliegi in Giappone è qualcosa che va oltre lo spettacolo da cartolina. Contemplare la bellezza della natura è un rito mistico, è il momento in cui l’elemento spirituale ci si para davanti in tutta la sua grazia ed è possibile coglierne la grandezza.
Da qui il nome di questa nuova serie di release per Arboretum: una all’anno tra aprile e maggio per celebrare la primavera.
Il primo numero è affidato a Fabio Perletta, intestatario di Farmacia901. Cinque tracce ambient delicate da godersi spensierati sotto il cielo azzurro e, anche se non doveste trovarvi dalle parti di Tokyo, non disperate, l’etichetta italo-berlinese assieme al cd vi manderà anche cinque semi di ciliegio.
Unknot – 01 (Unknot/Veto)
Sciahri e Emanuele Porcinai dopo le rispettive attività soliste uniscono le forme dando vita al progetto Unknot. La musica che esce dal loro studio è un crocevia tra l’esperienza techno del primo ed electroacustica del secondo. In questo primo espisodio abbiamo quattro tracce scure, ruvide, che pulsano in profondità. Si sicuramente si faranno spazio nelle borse di molti Dj.
Satoshie Tomiie – New Day (Album Sampler) (Abstract Architecture)
Nuovo album in vista per il mitico Satoshie Tomiie sull’altrettanto neo nato progetto discografico AA anticipato da questo sampler dal titolo New Day. Il disco contiene una traccia, Landscape, che ci riporta al periodo proghouse di fine anni ’90 con un basso rotolone profondo e lampi filtered. Ad accompagnare l’original mix ci sono un remix dell’autore medesimo in chiave più happy house, e una versione deep elegante tutta luccichii tra Chicago e Detroit firmata Fred P.
Sasha – Ether (Last Nite On Earth)
The Son Of God is back, Sasha è uno dei pochi Dj superstar che riesce a portare alle masse suoni underground senza per questo snaturarli. Certo la progressive house è cambiata e ci sono state aperture in direzioni differenti, anche il suo modo di suonare è cambiato, virato sull’idea del “Pop come dovrebbe essere secondo me” (e cioè anni luce migliore di com’è ora).
Ether è una bella marcetta cerebrale con tanto di crescendo estatico; uno di quei motivi che pur non essendo proprio la tua storia non puoi far altro che muovere la gambetta in automatico. La intro mix è una di quelle cose da mani al cielo e occhi chiusi.
Federico Spadavecchia