Un figlio cambia la vita. E’ un momento di riflessione importante in cui tirare le somme di quanto si è fatto e contemporaneamente decidere i prossimi obiettivi. a034 nell’attesa si è dedicato alla musica, pensando a come tutto segua un suo ciclo. Nella presentazione del disco ci dice che ognuna di queste sette tracce descrive un momento. I nove mesi che separano dalla paternità sono una collina da cui scorgere la strada, i km su cui abbiamo sudato e le curve ancora da sfidare.
Galassie sempre più grandi e microcosmi sempre più infinitesimali tracciano il medesimo sentiero: un inizio, uno sviluppo e una fine. Loopwhole cristallizza il moto dell’esistenza con ritmi apoplettici e rimandi malinconici a un immaginario post apocalittico, che le nuove generazioni di clubbers non sognano più.
L’artista di oggi ha perso i punti di riferimento, si può ancora parlare di scena e supporto reciproco quando l’individualismo divora ogni cosa? Stefano è uno dei pochi che ancora ci crede e combatte, vedi l’impegno con Rxstnz, label milanese socialmente attiva, con cui diffonde ideali prima ancora dei beats. Dimostra tenacia nell’andare alla ricerca di un’etichetta diversa che lo supporti per dimostrare di essere capace di andare oltre; dopo quasi un anno approda finalmente alla Raumklang di Dirk Geiger. a034 definisce il proprio sound mutant dancefloor music, braindance per l’era digitale, dove l’underground è ancora vivo e pulsante da qualche parte nella rete. Si prendono le mosse dall’IDM inglese e si sprofonda in un vortice di illusioni sensoriali. Una tortura per chi vuole una definizione a tutti i costi. Ascoltate con gli occhi piuttosto, i colori sono così vividi da potercisi sporcare!
Il gene del suono si evolve all’infinito tra suggestioni ambient, k-holes techno e colpi di grazia hardcore, seguendo anche lui il loop della vita (e intanto il disco è ripartito un’altra volta ingannando l’orologio).
La musica elettronica non si è venduta l’anima definitivamente e si può, anzi si deve, insistere per tornare alla piena coerenza, che non vuol dire certo nascondersi al buio di uno scantinato.
La diffusione del virus culturale è l’unica arma chimica valida: correte fuori e organizzate feste, concerti, rave! Buttate fuori dalle casse note sconosciute che destino stupore, che restino attaccate ai neuroni una volta tornati a casa, sobillando istinti creativi nel cervello. Una volta messo in circolo è fatta.
Federico Spadavecchia