La tempesta sembrava passata con la fustigazione mediatica di Emmanuel. Il producer aveva appena pubblicato un EP a nome Confucio per la Tresor, quando è venuto fuori che due tracce su tre non erano esattamente farina del suo sacco. Il ragazzo infatti ha attinto a piene mani da lavori precedenti di Stanislav Tolkachev e Alexey Volkov.
Siccome in quel di Köpenickerstrasse sono eticamente corretti, la storia si è chiusa subito con il ritiro del disco dal mercato (chissà come sono eccitati gli speculatori di Discogs), e l’allontanamento del dj italiano, su cui RA si è giustamente (perchè certi errori si pagano cari) buttato sopra come un falco scatenando l’indignazione dei fans. La difesa affidata a Facebook d’altronde è stata così imbarazzata/imbarazzante che la testa nella gogna Emmanuel ce l’ha piazzata in pratica da solo, adducendo scuse del tipo: “doveva essere un omaggio a Tolkachev”, “la traccia di Volkov non la conoscevo, è solo un VST”, “ho usato appositamente un alias”, “C’era un adesivo sulla copertina con l’indicazione dei samples”. Questa notte è uscito finalmente uno status di scuse sentite.
La cosa divertente di questa triste faccenda è che nel bailamme venuto fuori ci sono stati effetti collaterali sorprendenti.
Qualche portale prova a ricostruire la storia del plagio nella musica elettronica. Si legge tra i tanti del buon vecchio Phunk D’Void terrorizzato dalla furia di Chicco Secci (cui rubò un riff di piano per Emotional Content); noi aggiungiamo la leggenda di Sueno Latino con la chitarra cosmica di Manuel Gottsching presa in prestito dall’house music senza troppi complimenti, il tentativo di furto di Knights of Jaguar per mano di una delle sette sorelle, a cui seguì lo statement degli UR Message to the Majors. Citiamo per ultimo lo spregevole episodio riguardante un certo duo di dj italiani (di cui uno ha un cognome importante discograficamente parlando), dapprima messi in croce da Kevin Saunderson con l’accusa di aver venduto un suo brano come loro, salvo poi diventare amiconi (pecunia non olet dicevano i Latini).
Il caso più vistoso però, che probabilmente alzerà parecchio la temperatura dei prossimi giorni, è l’alterco scoppiato accidentalmente sul wall del povero Alan Oldham, che aveva soltanto espresso il proprio disappunto per la vicenda e che invece, suo malgrado, si è trovato a ospitare un confronto tra pesi massimi. Da una parte Pacou, leggenda appunto del Tresor, e dall’altra Christian Smith, una colonna della fu Primate, con il primo a rinfacciare all’altro di essersi fregato niente di meno che il remix di Lyot confezionato da Moritz Von Oswald & Mark Ernestus per Vaniquer, e di averlo ripubblicato come un pezzo originale intitolato Second Life: “Christian Smith-Solbakken your maurizio ripoff was laughable as well yes“.
La risposta di Smith è degna di John Grisham: “Pacou you got a point it sounds VERY similar and was inspired by them…though nothing was sampled. not the high hats, not the chords. nada. and not one of the sequences are the same either. but there is a long story behind this release….anyways….instead of spending all day on Facebook ill get back to work making music! more fun 😉“. Come a dire che sono stati abbastanza scaltri da non lasciare impronte sul luogo del delitto.
Anzi lo ammette spudorato poco prima affermando: “in all honesty, who doesn’t plagerise to some extent? we have all sampled others peoples music. they key is to change things around enough not to get caught”.
Insomma come negli anni ’80, all’alba della cultura hip hop, la questione sampling è ancora spinosa e destinata a fare clamore, dato anche gli ultimi risvolti giudiziari americani (Pharrell Williams e Robin Thicke condannati a una maxi multa per aver plagiato un brano di Marvin Gaye).
Adesso aspettiamo il ricorso in appello.
Federico Spadavecchia