Orazio Bongiovanni è uno di quelli che quando parla lo fa con cognizione di causa; produce e mette i dischi allo stesso modo.
Perchè se come diceva Nanni Moretti le parole sono importanti, i suoni che le compongono vanno pesati, calibrati, espressi con dotta eleganza.
Scorrendo la discografia dell’artista è possibile saggiarne lo spessore produttivo, anche se manca ancora quel colpo che lo imponga definitivamente all’attenzione della massa.
D’altronde possiamo comprendere come da buon genovese, Orazio si trovi a suo agio tra curve così strette da sfuggire al sole (ha fondato una label chiamata Costreetrec). In questa città se vuoi qualcosa di valore devi muovere il culo e andarlo scovare quasi senza nessun aiuto, ma la ricompensa eccome se ne vale la pena!
Negli ultimi tempi avevamo apprezzato parecchio il suo lato jackin’ house, specie le release per la J.A.M. Traxx rec, etichetta che ha fatto respirare l’aria di Chicago sotto la Lanterna.
Adesso è il momento di fare un ulteriore passo in avanti: Blue Planet Project esce per Opificio Indipendentista (edizione limitata su cd 100 copie acquistabili su Bandcamp) a nome Punknown, ed è la colonna sonora di un film immaginario.
Il protagonista della pellicola ha trovato dentro un laptop abbandonato informazioni riservate del governo americano sulla ricerca di forme di vita aliena e ora è più che mai in pericolo.
La trama è avvincente mentre il sound ruvido delle macchine analogiche fa salire la tensione.
Quale sorte toccherà all’eroe?
La techno è un pretesto, è il linguaggio che l’autore sa usare meglio, giustamente se ne serve per colorare i dettagli e dettare i tempi dell’azione. Le immagini sono perfette senza bisogno di schermo e proiettore.
Orazio gioca con più livelli artistici, mescola gli stimoli sensoriali dando vita a un’illusione talmente nitida da sembrare vera come nel più classico copione da complotto internazionale.
Il pubblico di sicuro chiederà un sequel a gran voce.
Federico Spadavecchia