Hai voglia a fare techno oggi. Inseguire l’originalità lavorando su un genere che è stato sviscerato in ogni direzione è davvero difficile. Anche il ritorno alle origini industrial è praticamente giunto al capolinea, troppe produzioni sulla stessa riga che iniziano a essere avare di emozioni.
A questo punto tanto vale è seguire l’istinto e cercare una visione personale ponendosi l’obiettivo di fare musica elettronica di qualità a prescindere dalle definizioni e dalla fruizione del dancefloor.
A War Story è il primo album del milanese Shari DeLorian; raccoglie il suo Sunset On Stalingrad EP e tre tracce nuove per uscire su cd sempre su RXSTNZ.
Atmosfere post quello che vuoi, tecnica e sentimento si impongono già al primo play.
L’attualità di un presente conflittuale viene raccontata con enfasi tecnologica. I sintetizzatori sanno descrivere particolari che le parole non sono in grado di rendere.
Continuando nell’ascolto ci si sente realmente come su un campo di battaglia. Stiamo tra Terminator e la II Guerra Mondiale.
Si cerca di sopravvivere tra rovine urbane e trincee fangose. L’aria è venefica, il sole impallidito da nubi tossiche spinge a riporre la speranza più che nella fede in un macabro misticismo.
Credere in qualsiasi segno, credere in qualsiasi sogno per autoconvincersi di essere stati prescelti dalla vita. Divinità o supersitizione, va bene tutto quando si è disperati.
Intanto il suono ha preso il posto del salmo domenicale. Altari di lamiera su cui offrire il proprio sacrificio, percussioni in marcia con fucile puntato e colpo in canna.
Un affresco inquietante come vuole la tradizione, perchè la tragedia umana alla fine è un’immensa fonte d’ispirazione con infiniti punti di vista. Un esordio convinto e convincente che mette in luce un altro nome dell’underground italiano, che sta conoscendo uno dei suoi periodi di maggiore vitalità.
Federico Spadavecchia