Il giorno in cui ho “conosciuto” Edgar Froese

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Fin da bambino, ancora prima dell’incontro fatale con la musica coltivo un amore tormentato e raramente corrisposto: l’amore per i film Horror.
Un sentimento così intenso che, in occasione del mio quattordicesimo compleanno, ho chiesto in regalo ai miei genitori la possibilità di organizzare con gli amici coetanei la visione di due videocassette vietate ai minori di 14 anni (prima potevo vederle solo di nascosto): il capolavoro di Demme Il silenzio degli innocenti e  il dignitoso Cimitero Vivente di Lambert.
Purtroppo però questa passione così forte è stata raramente corrisposta. La maggior parte delle volte, mio malgrado, mi ritrovo a vedere infime porcate che non sono buone nemmeno per la raccolta differenziata, tuttavia ogni tanto anche queste nascondono piacevoli sorprese.
Non ricordo di preciso quanto tempo è passato, probabilmente qualcosa come vent’anni: era una gelida serata invernale e, combattendo con la noia e il sonno, avevo appena terminato la visione di Fenomeni paranormali incontrollabili ennesimo filmetto senza arte nè parte tratto da un romanzo di Stephen King.
Il film, manco a dirlo mi aveva deluso profondamente, ma stranamente, nonostante tutto era riuscito a colpirmi per la colonna sonora.
Munito di carta e penna ho aspettato i titoli di coda, segnandomi gli autori delle musiche.
In quel momento ho scoperto i Tangerine Dream.
Il giorno dopo, pieno di entusiasmo, sono corso al piccolo negozio di dischi in centro dove, attirato dalla copertina, ho acquistato il monumentale Atem, album del ‘73.
E’ stato uno dei miei primi viaggi nel cosmo a bordo di un qualcosa che somigliava molto al Discovery One di 2001 Odissea nello spazio.
Da quel giorno, mi si è aperto un universo intero fatto di mille suoni ed esplorazioni nell’infinito.
Con la morte di Edgar Froese leader e fondatore dei Tangerine Dream, è andato via anche un pezzo della mia vita.
Appena ho saputo la notizia ho voluto subito scacciare via quel brutto pensiero cercando di pensare ad altro. Volutamente ho evitato  di leggere e ascoltare qualsiasi cosa lo riguardasse e ho fatto finta che non fosse successo nulla.
Poche volte ho avuto un reazione simile ed è successo sempre quando ad andarsene, è stato qualcuno che in un modo o nell’altro ha accompagnato una parte della mia vita.
Non so se sia giusto definire tutto questo con il termine di “dolore“, dolore forse è una parola esagerata tuttavia una cosa è sicura, con questo scherzetto il buon Froese mi ha lasciato un vuoto dentro.
Sono consapevole però, che appena avrò metabolizzato il lutto, quel vuoto come per magia sparirà riempendosi nuovamente della sua musica.  Poco importa se in futuro non ne arriverà di nuova, quello che ci ha lasciato basta e avanza per riconoscergli un pezzettino di eternità.
In questo momento sta prevalendo ancora il silenzio ma durerà poco, perchè in fondo lo sappiamo tutti che il silenzio, non è altro che quel breve momento di pausa, tra una traccia e l’altra.
Fai buon viaggio Edgar e grazie, grazie di tutto.

Samuele Dalle Ave

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