Keith Worthy “The Price Of Nonconformance” ‎(Aesthetic Audio)

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Si dice che se nasci a Detroit hai già fatto metà del lavoro. Per arrivare al traguardo ti serve solo pompare fuori tutta la passione che hai dentro al cuore.
Keith Worthy, nato nella zona est della Motor City, è stato per parecchi anni soprattutto un ottimo Dj (fu allievo di Duane “In the Mix” Bradley, figura mitica della scena locale) perchè convinto della necessità di distinguere l’abilità di selezione e mixing da quella produttiva.
La confusione tra queste, infatti, è una delle cause principali della mediocrità in cui versano attualmente i club.
I primi dischi arrivano così soltanto nel 2007, sfornati direttamente dalla sua label, la Aesthetic Audio, dedita alla cultura deep.
In un momento in cui il termine deep house è stato svuotato di ogni significato per cercare di piazzare l’ennesimo fenomeno commerciale, Worthy riprende la strada maestra e apre le porte a chi in giro per il mondo segue il suo stesso credo: Joe Drive, Toni Lionni, Juju & Jordash, Steven Tang e altri nomi meno noti ma altrettanto validi.
Con The Price Of Nonconformance giunge finalmente la prova di maturità dietro al banco di regia: il primo album.
Un doppio vinile contenente 8 tracce, e una versione digitale lunga quasi il doppio per via di ben 6 interludi spoken word cui l’artista affida l’esplicita spiegazione del proprio punto di vista.
Non si fa un disco solo per divertimento diceva Derrick May. E Keith lo prende in parola, elaborando uno scintillante groove notturno in odore di eredità disco e jazzy.
Si vira in chiave house o techno a seconda della direzione da prendere. Il genere musicale viene usato soltanto per definire l’andamento del pezzo, non come un dogma cui immolarsi. Il basso rotola sempre profondo sopra un 4/4 organico su cui staccano archi solenni ma festosi.
Un edonismo cerebrale, raffinato, che fomenta euforia facendo viaggiare la mente verso antichi dancefloor in legno dove si ballava fino a cadere easusti e felici.
La pulizia dell’audio nonchè la rotondità delle note indicano un lavoro certosino in studio per far dialogare tradizione analogica e modernità digitale.
Anche in questo caso massima libertà, perchè ciò che conta è il risultato ultimo: dare all’appassionato un prodotto che merita, che faccia esclamare: “Yes, It’s really Worth(y) it!

Federico Spadavecchia

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