Ieri se n’è andato a Roma uno dei più significativi, preparati, sensibili, appassionati DJ italiani.
Si chiamava Riccardo Petitti e molti di voi lo ricorderanno per le sensazionali ed innovative serate Agatha al Brancaleone.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo davvero, al di là dei suoi fantastici dj set drum’n’bass prima e dubstep poi, sa perfettamente che il vuoto incolmabile di cui normalmente si parla acquista finalmente un significato concreto.
Sì, il vuoto sarà incolmabile e non solo per i suoi dischi. Lo sarà soprattutto per la sua incredibile umanità.
Dividendo la consolle con Riccardo ma anche passandolo a trovare a Vinyl Refresh, il suo frequentatissimo negozio di dischi, rimanevo sempre estasiato dalle sue parole. Avrebbe potuto parlare di musica, in tutte le sue declinazioni, da mattina a sera, senza mai fermarsi.
Ho sempre pensato che un “vero DJ” è in grado di esserlo sempre, davanti e dietro la consolle.
Ecco, Riccardo, almeno per me, era un punto di riferimento imprescindibile e non solo musicale. Era qualcosa in più. Mi verrebbe quasi da dire un “DJ a tutto tondo”, che dovrebbe, in qualche modo, far impallidire tutti coloro che, oggi, solo lontanamente si definiscono tali.
La gioia con cui riusciva a farci viaggiare con una manciata di dischi e la sua venerazione per il vinile, erano qualcosa di unico e, forse, irripetibile.
Lo ripeto, mi mancheranno la sua musica ma, soprattutto, la sua dolcezza e le sue parole, al tempo stesso spontanee e calibrate.
Senza Riccardo Petitti, la drum’n’bass non sarebbe mai arrivata a Roma e quelle decine e decine di DJ in erba che ne avrebbero poi sposato il verbo, non avrebbero mai percorso quel cammino. Buon viaggio.
Andypop