Kraftwerk: Se io spingo un bottone, lui suona una canzone!

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Andare al concerto dei Kraftwerk nel 2014 potrebbe sembrare un po’ fuori luogo.
Sono passati decenni dai loro grandi successi e, soprattutto, dalle loro grandi intuizioni.
Eppure, l’odierna dimensione della band tedesca, a metà strada fra l’electro-pop “geriatrico” e il retro più illuminato, riesce ancora ad entusiasmare.
Sarà la multimedialità della proposta (era un concerto in 3D, con tanto di occhialini distribuiti a tutti i presenti) o, forse, cosa per altro più probabile, l’immortalità delle loro melodie.
In due ore di concerto, i quattro musicisti di Dusseldorf hanno passato a rassegna tutto il loro repertorio, lasciandosi coadiuvare da una cornice – quella della Cavea dell‘Auditorium di Roma – davvero fantasmagorica.
I momenti più esaltanti sono stati senz’altro la lunga cavalcata sintetica di ‘Radio-Activity‘, alcuni versi cantati in italiano (“Se io spingo un bottone, lui suona una canzone…“) e il gran finale con “Musique Non Stop“, la traccia che, più di ogni altra, è entrata nell’immaginario collettivo degli italiani soprattutto grazie ad un avveniristico video realizzato nel 1983 (ossia 3 anni prima dell’uscita del pezzo) utilizzando un software di animazione facciale sviluppato dall‘Institute of Technology di New York.
Sebbene alcuni passaggi dell’esibizione siano stati indubbiamente condizionati dall’estrema (ed, ovviamente, voluta) essenzialità delle produzioni, nessuno dei presenti ha mai messo in discussione la grandezza del progetto, valorizzando, momento dopo momento, applauso dopo applauso, la geniale ingenuità e l’intrinseco romanticismo della loro musica.

Andypop

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