The Gods Planet – Days (The Gods Planet records)
Per scoprire chi si cela dietro questo moniker legato ad antiche leggende indù bisogna fare un po’ di fatica.
Andrea “Ness” Deplano e Claudio Prc appartengono a quella Sardegna che nel nuovo millennio è stata assai generosa con la musica elettronica da club.
Days è il quarto capitolo della loro label e presenta un original mix battezzato nel Gange, un tribalismo vivace e trascendente che, seppur catalogabile nel filone new wave techno, all’oscurità predilige l’armonia fra gli esseri viventi, nella quale immergersi per giungere all’illuminazione.
A fargli da contraltare sul lato B c’è un remix di Donato Dozzy, che scava a fondo nell’anima pulsando luminoso tra le nebbie della coscienza.
Donato Dozzy – Terzo Giorno (Stroboscopic Artefacts)
Inutile girarci intorno, Donato Dozzy sta letteralmente monopolizzando il mercato discografico, ma con lo straordinario merito di non arretrare di una virgola sul fronte della qualità.
Per questa release su Stroboscopic Artefacts (altro nome dalle radici salde nella lista della spesa di ogni Dj techno) abbiamo quattro tracce ben rappresentative dello stile dell’artista romano.
Si parte con l’ambient esoterica de Il Canto della Maga e si prosegue con la trasformazione della stessa (Il Canto della Maga Parte II) in un percussivo campo energetico. Sotto Ma Sotto una coltre di eccitazione buia e metallica si nasconde una vena funky, mentre alla title track, Terzo Giorno, viene riservato il ruolo di floorkiller granitico e ipnotico.
Imago – Nocturne (Trivmvirate)
Protagonisti dell’ultimo podcast di Frequencies, i tre Imago ci regalano un Ep oscuro e ricco di spunti. L’idea è quella di bilanciare l’ispirazione ricevuta dalle leggende techno di Roma con una spinta personale verso il domani. Downfall richiama la maestosità dell’era dei rave e spinge sull’accelleratore, forte di un sound design pulito eppure tuttaltro che freddo.
Monk è un portale dimensionale per chi non ha paura dell’ignoto, e Nocturne un viaggio psichedelico che non garantisce il lieto fine.
Particle of God è una lussuriosa cavalcata ritmica con basso acido e pausa da occhi chiusi e mani al cielo. Return chiude il pacchetto dando la mazzata definitiva, dimostrando quanto l’old school sia ancora attuale e quanto possa dare alle giovani generazioni.
Sterac – Klockworks 12 (Klockworks)
L’olandese Steve Rachmad è da sempre uno degli alfieri del suono più classico della Motor City in Europa.
Recentemente si è accasato presso Klockworks, label del Berghain resident Ben Klock, e finalmente il debutto è pronto.
L’EP contiene quattro pezzi dalla dinamica circolare e funky: Track 2 va di cassone e linea melodica basilare ma di sicura presa, Rotary, invece, è un’incursione percussiva a la Spastik con pad aperti a fomentare gli svarioni. In circles alza livello e tensione grazie ai suoi archi, mentre Scheepsrecht è un gorgo per gambe e neuroni.
British Murder Boys – Live in Tokyo (Downwards)
Potrebbe essere l’ultima testimonianza del sodalizio tra Regis e Surgeon che, a quanto si dice in giro, pare non siano più intenzionati a mandare avanti il progetto.
Tre cuts distorti e feroci che, seguendo l’attuale deriva post punk di O’Connor, si lanciano a testa bassa contro il pubblico riallacciandosi soprattutto alle radici della musica industriale inglese.
Non brani riconoscibili da pista ma tre momenti di una performance dal sound gutturale, minaccioso, in costante attesa di assestare il colpo di grazia, il cui trasporto racconta anni di intensa attività su palchi e sperduti scantinati.
Regis – Blood Witness Versions (LINO100)
Ancora Karl O’Connor ma qui nella sua veste da picchiatore folle.
Blood Witness uscì per la prima volta su Blackest Ever Black nel 2011, e successivamente riproposto nella speciale edizione Turin Versions (chiedete ai ragazzi di Stereo Torino le ragioni del titolo). Questa Versions è quindi il terzo affaccio per una release entrata nel cuore di tutti i techno heads.
Nello specifico abbiamo tre frustate in latex per rave sadomaso e un minuto di chiusura per tagliarci i polsi.
Kareem – The sky is gone but are still here (Zahrk Recordigs)
Kareem dopo essere tornato a far parlare di sè collaborando con etichette quali Foundation Sonore e Death Of Rave, riprende il controllo della sua Zahrk Recordings a Berlino pubblicando un Ep devastante. Quattro le tracce che compongono il vinile, tutte ad alto voltaggio e zero compromessi.
La prima è The sky is gone but are still here con il suo battito sincopato e B52 con l’ordine tassativo di non lasciare in piedi nemmeno un muro; wildpitch, i think I loved you suona come una risposta gore all’acid house estatica di Dj Pierre, mentre divine hunger segna battaglie di profondità tra i sottomarini tedeschi e la flotta alleata.
La chiosa finale spetta a Ligeria, ultimi gridi disperati da trincee diventate fosse comuni.
Perc & Truss – Two Hundred (Perc Trax Ltd)
Quattro canzoni registrate in presa diretta senza possibilità di tornare indietro a correggere eventuali errori o cambiare percorso.
Perc e Truss sfoderano un sound aggressivo da cantiere di demolizione funestato da venti distruttivi e macchine prove di controllo.
La techno è tornata finalmente libera di manifestarsi nella sua forma più viscerale e sincera, senza l’ansia di dover essere giudicata ma soprattutto senza copromessi. La nostra hit si chiama intransigenza.
Youngman & Landstrumm – Fry Up EP (Snork Enterprises)
Due veterani della scena per un disco dal sapore antico e dall’incredibile resa sul dancefloor.
Beats grassi e una colata di acid festaiola al confine tra techno e IDM. Un martello perforatore con il suo kit da quattro punte per ogni grado di soddisfazione.
Tessela – Rough 2 (R&S Records)
Acid rave splatter in salsa sci-fi da B-movie per uno dei talenti più vividi del momento.
Federico Spadavecchia