Frequencies Podcast #8: Imago

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Pare che di questi tempi la Capitale sia abitata da presenze inquietanti.
Il nuovo podcast targato Frequencies è una densa nebbia oscura in cui si muovono gli Imago, tre giovani talenti editi da Trivmvirate, label romana legatissima al sound from Colosseum ma vogliosa di affermare la propria identità.
Abbiamo sfruttato quindi l’occasione del mix per conoscerli meglio:

Ciao ragazzi benvenuti su Frequencies, che ne dite di presentarvi e raccontarci come nasce il progetto Imago?
Ciao Federico, innanzitutto grazie a voi per questo spazio.
Il progetto Imago nasce da un’idea, o almeno da un desiderio, quello di unificare più di un ventennio di techno in un unico sound. Ardua missione!
La chiave del progetto è di comporre techno come si faceva agli inizi degli anni ’90, quindi con generatori e processori di suono analogici, per ottenere quella grana altrimenti irrealizzabile con qualsiasi strumento virtuale, ma con un occhio volto al futuro, elaborando il materiale analogico per ottenere il panorama sonoro dei brani, con software sviluppati da noi con moderne tecniche di distorsione e granulazione.
Lavorando già insieme da anni, abbiamo deciso di dare un unico nome alle nostre visioni artistiche, mettendo insieme esperienza, carattere e passione.
Sul sito della Trivmvirate Imago è introdotto come: ”la rappresentazione figurativa di un bisogno umano, innato e viscerale”, ci volete spiegare il perché di questa definizione?
L’amore per la techno e la gravità che genera agli individui attratti da essa non è mai comprensibile o razionalizzabile, è semplicemente viscerale.
Ci piace credere che al momento della nascita ognuno di noi abbia un’inclinazione musicale predestinata, data dalle frequenze fondamentali che sgorgano dentro di noi, le stesse che determinano carattere e tendenze sociali.
Il bisogno umano è quello di superare i confini della conoscenza, utopia che detta le regole della nostra specie, e attraverso la musica elettronica tentiamo di superare i confini della suggestione.
Venite da Roma, una città leggendaria per la techno. Quali sono i vostri punti di riferimento del passato e cosa pensate di quell’epoca sia ancora attuale?
Roma è stata l’Olimpo della techno negli anni ’80 e ’90, una fucina di pionieri che per primi hanno cavalcato l’ignoto, creando sonorità quasi aliene per quel periodo, tendando di esprimere qualcosa di diverso.
Sicuramente, del panorama romano di quel periodo, i nostri punti di riferimento sono Leo Anibaldi e Lory D, pilastri della techno che hanno dato spunti a molti, come Aphex Twin tanto per citarne uno. Loro anche oggi sono considerati cardini importanti per l’evoluzione della techno europea, affiancata dalla techno napoletana e tedesca.
Ascoltandovi appare evidente la vostra appartenenza alla new wave techno che sta riscuotendo molto successo in questi ultimi anni, a base di oscurità totale, sia per gli ansiogini sfondi ambient che per le ritmiche ossessive e paranoiche, e di sound design avanzato.
Vi ritrovate in questa scena?

Assolutamente sì; è una dimensione che ingloba la voglia di danzare e la voglia di viaggiare, in questa musica si ha un’ambivalenza di stimoli, non solo il ballo asettico e meccanico, ma un flusso unico che convoglia mente e corpo.
La mente produce diverse sensazioni ed emozioni, cercando di dare una forma alle entità sonore che fraseggiano e si scontrano negli arrangiamenti, dunque il movimento non è legato esclusivamente alla potenza del groove ma anche dall’espressione del percorso dei suoni.
A proposito di oscurità, per la tinta della vostra musica vi sentite influenzati dalla difficile realtà che stiamo vivendo?
Sinceramente la realizzazione dei brani o l’idea alla base del nostro sound non risente dell’influenza di fattori non inerenti alla musica.
Non trovate che la techno sia passata dall’immaginare il futuro a raccontare le angosce del presente?
Naturalmente ogni musica, soprattutto nell’underground, rispecchia in parte lo stato d’animo collettivo di un determinato momento storico, la techno è una forma in costante evoluzione, mantenendo sempre le caratteristiche originarie, e non crediamo sia possibile dare un giudizio totalitario su quello che gli artisti vogliono trasmettere facendo techno.
Per concludere, la techno ha sempre un aspetto di ricerca verso il futuro, è nella sua natura intrinseca, dal nome stesso “techno-logy”, e data la sua versatilità potrebbe contenere angosce e paranoie di ogni tempo.
Parliamo del podcast che avete realizzato in esclusiva per Frequencies: com’è stato prodotto? Avete seguito un concept particolare?
Il podcast rappresenta la presentazione dei nostri brani in un discorso più lungo, l’approccio è quello di partire con ritmi e ambienti morbidi fino ad arrivare ai groove più aggressivi e pesanti, mantenendo sempre una linearità e coerenza di mood.
Per salutarci diteci dove possiamo trovarvi prossimamente (club e negozi di dischi):
Le nostre uscite saranno nei maggiori portali di musica online e dopo l’estate rilasceremo anche in vinile.
Molto presto, avremo anche modo di presentare il nostro live interamente analogico.

Federico Spadavecchia

Frequencies Podcast #8: IMAGO by Frequencies_Eu on Mixcloud

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