Martino Nencioni viene da Milano e in compagnia di Riccardo Pietroboni e Jacopo Barbaccia forma i Riga, che possiamo definire senza azzardo gli Autechre italiani.
Dopo undici anni di convivenza e tre album assieme, è arrivato il momento per Martino di prendersi una pausa dedicandosi a nuovi progetti (ha curato il missaggio e il mastering per #1 dei Fanciulli Goom) e ricercando in studio le parole giuste per raccontarci qualcosa di sè.
Then è a tutti gli effetti il suo primo Lp solista e riflette un lato inedito dell’artista.
Se il sound dei Riga era infatti prevalentemente austero e sci-fi, tendente a un’entropia isolazionista, qui Nencioni sprigiona un energico 4/4 ispirato tanto all’IDM lisergica della serie Analord di Aphex Twin quanto alle atmosfere crepuscolari di Claro Intelecto e Andy Stott.
Ad eccezione dell’intro e dell’outro (la tracklist conta otto posizioni) non c’è un secondo in cui tirare il fiato.
E se nella prgressione del basso è possibile udire anche echi degli Orbital, le note sono così cristalline e vivide da richiamare da vicino Four Tet e Pantha Du Prince.
Il merito di questa densità sonora è di un sostanzioso mix di analogico e digitale, nonchè field recordings e strumenti tradizionali; una profonda ricerca texturologica che svela uno spaccato dell’altro Martino, quello che di giorno lavora nel campo della ricerca tessile.
A livello emozionale il disco è pura beatitudine ecstatica tra granuli di pasticche trancey e qualche sniffata dei New Order ibizenchi di Technique.
Un lavoro ispirato che conferma la vitalità/validità del sottobosco italiano in cui si va avanti con la forza della sola passione, nonostante le mille difficoltà nell’ottenere lo spazio dovuto e gli adeguati riconoscimenti, e che, siamo certi, se potesse godere di una buona spinta potrebbe regalarci grandi soddisfazioni anche oltre confine.
Federico Spadavecchia