Luca Mortellaro è il classico cervello in fuga.
Se in Italia la massima aspirazione resta il posto fisso in banca, e la musica viene vista come un simpatico hobby da abbandonare non appena terminati gli studi, in città come Berlino è possibile, se si hanno idee valide, capacità e tenacia da vendere, vivere delle proprie passioni.
Nel 2009 fonda la Stroboscopic Artefacts, etichetta simbolo della new wave techno, su cui vengono stampati talenti tra cui Dadub, Kangding Ray, Xhin, Perc, Rrose e affascina vecchie glorie come Speedy J, che ritrova l’ispirazione dei bei tempi e assieme al padrone di casa produce un album a nome Zeitgeber.
Il focus della ricerca di Lucy e compagni, come abbiamo avuto modo di ricordare più volte, è un sound design minimale volto a esplorare le dilatazioni ambientali tra le singole note per poi inabissarsi nel beat più cupo e ipnotico.
Churches Schools and Guns è il terzo album (se contiamo il citato Zeitgeber) e segna la maturità del suo percorso artistico.
Lucy arreda lo spazio sonoro inseguendo il proprio feng shui ideale, partendo dalla lezione dei Sandwell District individua l’armonia dell’universo in frequenze pungenti tendenti al glitch e mantra digitali.
Il rumore bianco viene utilizzato come una pasta primordiale, con cui plasmare forme alle quali è possibile dar vita con una scintilla di corrente elettrica.
Nel suo essere Zen Churches Schools and Guns non dimentica tuttavia le origini del genere, quindi l’immaginario galattico viene ampiamente soddisfatto ritrovandosi raffigurato attraverso trame fantascientifiche e fughe tra le stelle in 4/4.
La techno appare finalmente salda nelle mani delle giovani generazioni, che hanno trovato il loro modo di esprimersi ma soprattutto argomenti da sostenere.
Federico Spadavecchia