Kangding Ray “Solens Arc” (Raster Noton)

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Quando ascolti la musica di Kangding Ray non appare possibile che la sua carriera sia iniziata in tempi relativamente recenti (Stabil LP, 2006 RN), tanta è l’abilità dimostrata sia in studio che dal vivo.
Il fulcro della ricerca di David Letellier, questo il suo vero nome, è l’equilibrio tra algide soundscapes sospese nel vuoto e granitici beats techno, in cui si trovano i fossili dell’esperienza minimale (la parte intelligente obviously) e glitch.
Molto coerentemente il producer francese stampa oltre che per la Raster Noton anche su Stroboscopic Artefacts (ormai il centro della new wave techno), e collabora con alcuni degli artisti elettronici che più si son fatti valere negli ultimi anni: Dadub, Violetshaped, Mondkopf, ASC e Cassegrain.
Anche le sue performance si sposano perfettamente con i luoghi in cui vengono ospitate, parliamo del Labyrinth Festival nelle foreste giapponesi a base di ambient e techno, del Rewire in Olanda, e certo, del Berghain.
Solens Arc è un cielo plumbeo sopra una metropoli in piena trasformazione (indovinate in quale città si è trasferito Kangding?).
I sentimenti cercano disperati di prevalere sulle artefatte esperienze digitali, il Dj torna all’antico ruolo dello sciamano.
Serendipity march, è un movimento solenne, una marcia cruenta che si distende solo nel finale.
The River è il primo intermezzo onirco, mentre Evento è il beat  degli UR dell’era spaziale aggiornato all’invasione cyborg. The River (Reprise), allucinazioni sintetiche per sedare il dolore.
Infuria la battaglia su Blank Empire, e chi può cerca la salvezza abbandonando il pianeta (L’envol).
Amber Decay evidenzia come ora come ora sui dancefloor ci si rintani nell’oscurità (Chi cazzo vuole essere felice? si domandava The Advent a fine anni ’90), prendendo le distanze dall’allegria plasticosa dell’house attuale.
Nuovo limbo (Apogee), e si torna alla carica con la teatrale History Of Obscurity, il cui titolo parla già abbastanza chiaro.
Crystal cita Vangelis, Transitional Ballistics ne concentra la violenza in colpi ben mirati mentre Son racconta di momenti perduti come lacrime nella pioggia.
Kangding Ray confeziona un album prezioso, la cui intensità lirica è pari alla voglia di spingersi oltre andando a cogliere l’essenza del futuro.

Federico Spadavecchia

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