Nella storia recente della Techno il nome di Dominick Fernow è uno di quelli che ha girato con più insistenza.
Di base a New York, noiser di professione sotto il moniker Prurient, già a capo di una label di riferimento come la Hospital Production, è stato catapultato sul dancefloor dalla setta oscura Blackest Ever Black, che nel 2011 l’ha ribattezzato Vatican Shadow e benedetto con i remix di Regis.
Da allora si è reso protagonista di un’ascesa formidabile che lo ha portato addirittura a esibirsi allo Space di Ibiza, un paradosso se si pensa alla drammaticità del suo sound.
Eppure dietro quel concept inquietante che richiama complotti e massacri in Medio Oriente, ponendolo in continuità con l’opera di Bryan Jones alias Muslimgauze, c’è uno spirito fortemente ironico che si fa esplicito nelle performance live: Dominick, in divisa militare, salta da una parte all’altra del palco manco fosse in preda a un attacco epilettico, a differenza delle pratiche da contemptus mundi messe in scena quando interpreta Prurient.
Il mood tragico si rivela una scusa per picchiare giù duro con la cassa in quarti ed evocare gli spiriti delle tenebre mediante chitarroni wave imbevuti di quaalude e pad apocalittici.
Remember Your Black Day è una passeggiata tra le macerie del mondo che verrà, un disco Techno nell’accezione filosofica del termine: si parte contemplativi e si sale (e proprio i pezzi tirati sono quelli che rendono di più), prediligendo l’aspetto visionario a quello politico, che non va al di là dei titoli.
Lo sguardo è rivolto fisso sull’ignoto, il ballo resta l’unico antidoto alla totale alienazione, una valvola di sfogo per esorcizzare ogni paura.
Federico Spadavecchia