John Digweed “Live In Argentina” (Bedrock)

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Questa settimana esce su Bedrock l’ennesimo mixato “Live” di John Digweed: registrato a settembre in parte a Rosario e in parte a Buenos Aires in Argentina, è formato da 4 cd per una durata complessiva di circa sei ore.
Le perplessità circa questa release iniziano a manifestarsi già dalla lettura della tracklist (come del resto succede in tutta la serie Live) la cui qualità non è all’altezza delle aspettative, comprendendo sì alcune chicche, ma anche altri dischi insoliti per uno come Digweed.
L’ascolto della compilation purtroppo conferma i nostri dubbi: i primi due cd, sebbene decisamente più elettronici, suonano troppo lenti e poco ricercati, mentre i secondi contengono alcune tracce più vicine a un Richie Hawtin o a un Marco Carola che non a un Re della progressive house. Due set diametralmente opposti che non trovano spiegazione se non nel fatto che prepari i set in base al pubblico che di volta in volta si trova davanti.
A differenza dei progetti curati rilasciati per la sua etichetta, quindi, questi Live mettono in risalto l’involuzione che l’artista inglese ha subito negli ultimi anni a livello di djing, deludendo i fan di lungo corso, che tuttavia lo stimano per la carriera e la capicità di scoprire talenti.
Ci chiediamo se valga la pena di fare uscire un Live ogni tre mesi quando non si è evidentemente in grado di garantire il giusto standard qualitativo, perchè ok mettere in piedi un business (Digweed è da anni classificato come uno dei Dj più ricchi al mondo), ma c’è davvero bisogno di puntare su un pubblico diverso da quello che si è fidelizzato nel tempo per arricchirsi ancora di più?
Per ora non possiamo fare altro che constatare una distanza tra John e il suo primo amore artistico, un allontanamento sancito non solo dalle dichiarazioni recenti (Io non suono più progressive, ha ripetuto più volte), ma anche dall’impossibilità attuale di poter godere di set leggendari insieme agli altri mostri sacri della scena quali Hernan Cattaneo o addirittura il suo socio storico Nick Muir.
Perfino i giovani pupilli della Bedrock sono una colonna del movimento, ma niente da fare il boss va per la sua strada confermando la rottura tra lui e il mondo prog, o meglio fra il mondo prog e Digweed.

Omar Abdel Karim

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