Alessandro Adriani è un ragazzo romano appassionato di new wave e musica elettronica, gli piace smanettare sui synth e scartabellare tra migliaia di vinili polverosi per riscoprire gemme nascoste.
Per far arrivare la musica che più gli piace anche in Italia decide di intraprendere un’attività di distribuzione.
Da quel momento in avanti è stata un’ascesa costante continuando da una parte la ricerca storica e dall’altra l’esplorazione dell’ignoto portando alla ribalta internazionale nuovi talenti.
Oggi Mannequin è un punto di riferimento della wave dance e da poco ha spostato i suoi uffici da Roma a Berlino.
Ciao Alessandro, che ne dici di raccontarci com’è nata l’avventura della Mannequin? Ti aspettavi un successo così veloce?
Mannequin è stata fondata nel 2008 inizialmente solo come distribuzione (siamo stati tra i primi in Europa a importare etichette dagli Stati Uniti come Sacred Bones, Captured Tracks, Minimal Wave, Wierd Records). L’anno successivo invece abbiamo iniziato a pubblicare come Mannequin Records. Il primo successo vero e proprio è stata la compilation “Danza Meccanica – Italian Synth Wave 1982-1987”, uscita a fine 2009, presentata a New York.
Anni fa scrivevo per una nota rivista musicale italiana del giro dark-wave, è abbastanza curioso che ora siano gli altri a farmi un sacco di domande.. è un po’ come vivere dall’altra parte dello specchio.
L’album di Mushy è stato disco del mese per Rough Trade, i Tropic Of Cancer sono la band cult del momento, le compilation new wave italiane anni ’80 spuntano come funghi. In che modo alleni il tuo fiuto e quando capisci di avere tra le mani qualcosa di grosso?
In tutti questi anni ho semplicemente seguito il mio gusto personale. Null’altro. Tutto si è svolto in modo spontaneo, senza premeditazione alcuna. Quando contattai i Tropic Of Cancer avevano solamente un 10” fuori su Downwards, quindi parliamo del 2009…tre anni dopo uscì “Permissions Of Love” su Mannequin e nel frattempo il progetto di Camella aveva attirato una miriade di fan in tutto il mondo. Stessa sorte per tanti altri nomi con cui ho avuto il piacere di lavorare, come Led Er Est, S U R V I V E, Soviet Soviet, Sixth June, Vision Fortune e ovviamente la stessa Mushy.
A proposito di business la minimal synth impazza su discogs e si vedono prezzi da capogiro, pensi che sia l’ennesima bolla speculativa?
Si, concordo. I prezzi di discogs su edizioni limitate che abbiamo fatto, come serigrafie e art editions, sono onestamente imbarazzanti, opportunamente gonfiati dai soliti speculatori. Nulla di nuovo, dunque…they lives!
Da Roma a Berlino: un trasloco inevitabile?
Più che trasloco, lo definirei scelta. E voglia di mettersi in gioco. Dopo tanti anni vissuti in Italia, a parte una parentesi in Spagna, avevo voglia di cambiare, di vedere se effettivamente è possibile costruire una parte importante della mia vita altrove. Per ora le cose stanno andando molto bene, abbiamo appena firmato un contratto di esclusiva per una famosa distribuzione americana, il che ci permetterà finalmente di esportare il nostro catalogo in modo professionale anche fuori dall’Europa. Qui ci sono delle opportunità che a Roma non avrei mai avuto, è innegabile. Sviluppare contatti, essere al centro della scena elettronica europea nel momento in cui accade, camminare per la strada e notare che qui i negozi di dischi continuano ad aprire invece che chiudere, eventi e festival in continuazione.. è uno stimolo continuo, sia per chi lavora sia per chi è un semplice fruitore.
Non ritengo di essere il classico italiano che sputa sul piatto in cui ha mangiato.
Adoro la mia città, Roma. E non credo che l’Italia sia un posto di merda, come tante volte purtroppo pensiamo e come ho pensato io stesso tante volte, sbagliando.
La realtà è che c’è una potenzialità inespressa a dir poco frustrante, e una gestione totalmente improvvisata e amatoriale che rovina quello che di buono viene prodotto. In Italia Mannequin ha sempre contato poco o nulla, ci suono pochissimo.
Non ho ancora capito se siamo noi che non interessiamo come proposta musicale oppure se sono io che continuo ad ostinarmi a pensare che qualcosa poi in fondo può cambiare.
Una persona per cui nutro tutt’oggi un rispetto assoluto è Giorgio Mortari del Dissonanze.
Fu l’unico anni fa a contattarmi per farmi i complimenti, entusiasta del mio lavoro, e di chiedermi di collaborare con lui.
Giorgio era un vero visionario, sempre un passo prima di tutti. Devo farti la lista dei nomi che ha portato anni prima ancora che esplodessero a livello mondiale? Giorgio manca e continuerà a mancarci.
E’ ancora possibile per un appassionato vivere mantenendosi solo con la musica?
L’appassionato tende a percepire il mondo in un’ottica totalmente romantica. Il passaggio da appassionato a “lavoratore professionale nel music business” può essere totalmente traumatico. La mia fortuna è stata quella di essermi già fatto le ossa altrove lavorando nel mondo del business musicale, con importanti distribuzioni digitali come The Orchard e Believe Digital, e anche quella di aver conseguito un master degree in Comunicazione e Marketing della musica.
So che apprezzi la mia onestà e posso dirti che l’appassionato che decide di aprire un’etichetta, a lungo termine, potrebbe danneggiare sè stesso e i gruppi che coinvolge. Arrivati a un certo punto, occorre mettere in campo una professionalità e dedizione al lavoro totale, e questo purtroppo, come in tutti gli ambienti lavorativi, non sempre accade.
Un altro luogo molto importante per te sono gli Stati Uniti: a NY hai stretto dei contatti importanti mentre la scorsa estate ti sei stato in tour in California. Quali sono le tue impressioni sulla scena americana e che differenze hai riscontrato rispetto a quella europea?
Si, definitivamente, gli Stati Uniti rappresentano una parte importante di Mannequin Records, specialmente per quanto riguarda band formate negli ultimi 5-6 anni.
Non è un caso infatti che lo scorso Luglio abbiamo fatto a Los Angeles un festival di Mannequin Records interamente con gruppi della West Coast (Deathday, Light House, Octavius, Seconds, Tropic Of Cancer e The Present Moment), oppure, come ti dicevo prima, che Danza Meccanica (entrambi i volumi) sia stata presentata a NYC.
Ho una mia idea specifica sulla nuova scena americana di cui stiamo discutendo. L’assorbimento graduale delle sonorità dark e wave europee, sicuramente favorito e accelerato dai nuovi mezzi di fruizione come download blogs e youtube, ha generato un enorme spostamento di queste stesse sonorità verso gli Stati Uniti.
Che siano i Soft Moon oppure, per riferirsi altrove, Silent Servant, il concetto mi sembra evidente.
Secondo te è un caso che, tra le nuove leve, solamente pochissimi nomi provengano dall’Europa (The KVB e Factory Floor su tutti, che comunque hanno trovato casa in etichetta made in USA)?
Gruppi europei che fino a 30 anni fa difficilmente avrebbero anche solamente varcato la soglia dei confini cittadini, o in molti casi, della loro “cantina“, si sono improvvisamente trovati di fronte ad una platea sconfinata di ascoltatori. Un suono del passato che ciclicamente si reinventa nuovo.
Pensa alla storia degli UK. A Manchester, Liverpool, Londra, Sheffield. Non credo che la situazione cambierà, onestamente. Se etichette come la 4AD continuano a pubblicare nomi come Grimes e compagnia bella…
Oltre alla new wave coltivi una passione per la techno: quali sono i tuoi punti riferimento per questo genere?
La techno e Roma sono un binomio indissolubile, storicamente. Cosciamente o meno, nè sono stato influenzato durante l’adolescenza e i primi ascolti in radio negli anni 90. Lory D, Marco Passarani, Leo Anibaldi, D’Arcangelo…Quando la Rephlex rivolgeva il suo sguardo sulla capitale, costantemente. I miei gusti si rivolgono decisamente ai suoni più acid e industriali, meno a quelli minimal e house, in tutta onestà non sono mai riuscito a farmeli piacere. La mia identità musicale passa sicuramente per le sonorità industriali, un misto tra psichedelia e ossessività.
Messe nell’armadio la giacca e la cravatta da discografico, sei attivo come musicista con l’alias Newclear Waves, cosa ci puoi raccontare a proposito?
Newclear Waves nasce nel 2007 e si muove parallelamente all’attività che svolgo con Mannequin, tanto che il full-lenght in vinile è stato pubblicato non dalla Mannequin, bensì dalla francese Desire Records e raccoglie del materiale registrato solo su tape e cd-r. In tutta sincerità sono sonorità alle quali ho dedicato pochissimo tempo come producer. Ti basti pensare che ho portato quelle tracce dove canto solamente una manciata di volte negli ultimi 3 anni e solo su espressa richiesta dell’organizzazione. In realtà il mio set è sostanzialmente techno sperimentale acidissima, con 808, 303, sh 101, campioni e pedali.
Cosa t’incuriosisce di più quando ricevi un demo?
Mi concentro esclusivamente sul press and play. No bullshits. Colgo la palla al balzo per farti una lista di 3 cose che odio in una proposta demo:
1) Odio le presentazioni lunghe 5 pagine, quando praticamente hai suonato al baretto sotto casa e alle feste dei tuoi amici. Quello che conta è se la tua musica ci interessa o no, non quello che hai fatto fino ad oggi. E’ profondamente controproducente scrivere cose del tipo “attivo dal ’95“…se non ti conosce nessuno probabilmente un motivo ci sarà?
2) Odio chi allega files da 100mb, che ti riempiono la casella vita natural durante e tocca chiamare i Ghostbusters per esorcizzare l’account di Aruba. Possibile che nel 2013 c’è ancora chi non riesce ad assimilare il concetto di download o streaming links? Soundcloud col private streaming link, We Transfer, Mediafire con password protect. Esistono.
3) Odio chi scrive dall’Italia con l’email co.uk o chi vive ancora con il mito della Londra gothic rock degli anni 90. Non stampiamo gothic rock, nè generi dove le chitarre siano eccessivamente cotonate. Del resto mi sembra abbastanza palese da quello che produciamo. Ascolto e rispondo personalmente a chiunque invii una demo all’account demos@mannequinrecords.com, quindi non sono così stronzo come sembro.
Per finire svelaci su quali cavalli sta puntando Mannequin e in quali corse gareggeranno…
Ho messo in cantiere una serie di ristampe italiane eccezionali, non voglio farti ancora nomi, magari ne riparleremo più avanti.
Per quanto riguarda volti nuovi, confermati sicuramente Deathday, Police Des Moeurs, Void Vision e Phosphor. Tendo sempre a essere nebuloso sul futuro…lo so.
Federico Spadavecchia