Schlagstrom Festival ’13

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Lo storico appuntamento estivo berlinese con le sonorità più intransigenti del panorama elettronico ha tagliato l’importante traguardo dei dieci anni.
Dopo la pausa di riflessione dell’anno scorso, il collettivo Schlagstrom è ritornato in scena alla grande con un evento distribuito su quattro giornate ricchissime di appuntamenti. Quanto segue è un resoconto parziale, focalizzato soltanto sulle due alle quali siamo riusciti a prender parte.

Giovedì 1 agosto: la prima serata si svolge all’interno di una piccola chiesa sconsacrata situata nel quartiere Lichtenberg, nell’ex Berlino Est.
La scelta si rivela da subito azzeccata, dal momento che la rassegna prevede una serie di progetti dediti al dark ambient ed alle sonorità rituali e misteriose.
L’apertura è affidata a Spherical Disrupted, one-man band tedesca attiva già da molti anni e capace di alternare piacevolmente momenti ambientali densi ed oscuri a ritmiche fredde ed asettiche di matrice IDM.
Pur senza brillare per originalità, la proposta risulta alquanto gradevole, complice anche l’atmosfera davvero unica della location.
Seguono gli Hybryds, veterani fiamminghi nonché presenza ormai fissa in tutte le edizioni dello Schlagstrom.
Questa volta, sul palco, oltre al leader Sandy Nijs, troviamo anche la cantante Madeline Arndt, il multi-strumentista Peter De Koning ed un uomo anziano non meglio identificato al sassofono.
Lo strano miscuglio di personaggi da vita ad una performance che convince appieno soltanto nei passaggi tribali ed oscuri, mentre per il resto sembra regnare una gran confusione, fra vocalizzi eterei, logoranti spoken word, percussioni “trovate” ed assoli di sassofono buttati a casaccio. Anche le proiezioni video non eccellono in quanto a coinvolgimento. Sembrerebbe che, dopo tanti anni, gli Hybryds stiano cercando una nuova via, senza averla però ancora trovata.
Decisamente insolita nel contesto della serata è l’esibizione di Jack November, sconosciuta fanciulla che ci offre alcuni momenti di delicato folk etereo, accompagnato da funeree basi elettroniche e pochi altri effetti. Seppur dotata di una bella voce e capace di evocare atmosfere d’indubbio spessore, la ragazza finisce per annoiare una buona parte dei presenti e risultare inevitabilmente fuori luogo.
Finalmente arriva il momento dei pesi massimi, primo dei quali a salire sul palco è Ah-Cama Sotz.
Il progetto solista di Herman Klapholz ci immerge in tetri scenari dal sapore sacrale, capaci di mutare nell’arco di pochi minuti in spaventosi abissi di pura oscurità elettronica.
Il suo dark ambient, diffuso dagli amplificatori come una pestilenza tra le mura della piccola chiesa sconsacrata, non concede tregua ai presenti, ammassati sulle panche di legno come stessero assistendo ad un rituale pagano. L’unica nota di demerito va alla parte visuale: le immagini proiettate sono veramente di bassa fattura, specialmente durante la parte dedicata ai lupi mannari, con disegni davvero imbarazzanti che parrebbero poco più che raccolti a casaccio tramite Google Images.

Gli headliner della prima giornata sono gli Inade, storico duo che gestisce anche l’apprezzata Loki Foundation, label di Lipsia che ha sfornato negli anni alcuni dei nomi migliori in campo dark ambient e power-electronics. Con proiezioni astratte ed ipnotiche, strumenti a fiato insoliti campionati in diretta per generare suoni, cavalcate cosmiche che evocano scenari di buchi neri e stelle morenti, la loro performance conquista facilmente il vertice di questa prima serata dello Schlagstrom Festival.
Sabato 3 agosto: dopo l’inaugurazione all’interno della piccola chiesa di Lichtenberg, i concerti si trasferiscono nello spettacolare Betriebswerk Schöneweide, deposito ferroviario d’inizio Novecento recentemente restaurato ed adibito a spazio per eventi artistici.
Il palco principale è collocato al fondo di un grande edificio di mattoni rossi, e viene a trovarsi circondato da una grande locomotiva e da un vagone ristorante trasformato per l’occasione in lounge. Non si poteva davvero trovare una location più appropriata di questa!
La prima esibizione cui assistiamo è quella dei Chrysalide, terzetto francese che, di primo acchito, sembrerebbe proporre della banale harsh electro alla tedesca, con tanto di look ad hoc per il genere (corpi e volti ricoperti di cerone, fango e sangue).
In realtà, superato il primo impatto, le sonorità del gruppo si rivelano piacevolmente varie ed articolate, con ritmiche spezzate di matrice Skinny Puppy ed una presenza scenica di tutto rispetto.
Niente di originale o rivoluzionario, ma comunque un’ottima performance. Peccato solo per la voce, quella sì filtrata ed urlata in puro stile Agonoize!
Dopo i francesi, è la volta di MS Gentur, con i suoi beat martellanti ed incessanti che fanno ballare tutto il pubblico per tre quarti d’ora buoni.
Per godere appieno di questo genere di proposta è necessario spegnere la mente e lasciarsi trascinare dai battiti della musica fino all’esaurimento delle forze.
Grande delusione invece per i veterani dell’industrial teutonico Gerechtigkeits Liga, il cui concerto salta misteriosamente all’ultimo momento. Ancora da chiarire le dinamiche che hanno portato alla cancellazione di uno dei nomi più attesi in scaletta di quest’anno.
È perciò Erik Van Wonterghem a salire in cattedra, questa volta come Monolith & Siamgda, progetto che vede coinvolto un percussionista che si dedica alle sonorità tribali del vicino e lontano Oriente.
L’idea è quella di realizzare un tributo al defunto Bryn Jones, alias Muslimgauze, a quattordici anni dalla sua scomparsa. Le premesse sono eccellenti, ma il risultato lascia molto a desiderate: Monolith non ci assale con le ritmiche tribali alle quali ci ha da sempre abituato, ma si cimenta in tappeti sonori di scarso impatto, mentre i bonghi suonati da Siamgda poco aggiungono a quello che, più che un tributo all’illustre personaggio, sembra un’improvvisazione decisa all’ultimo momento. Un vero peccato.

A risollevare le sorti della serata interviene Patrick Codeyns dei Front 242 con il suo progetto solista Red Sniper. Alquanto ermetico e misterioso, senza alcun intervento vocale né comunicazione con il pubblico, il veterano belga suona celato dietro ad uno schermo sul quale varie immagini si susseguono al ritmo di un’elettronica tortuosa ed incessante, che solo nella parte iniziale concede un minimo di fruibilità, non distante dagli esordi degli stessi Front.
Il bilancio finale convince solo a metà.
Siamo ormai alle battute finali, e sul palco sale Dirk Ivens nei panni di Dive, pronto a travolgere il pubblico con un’ora di EBM muscolare ed incandescenti battiti industriali.
Nonostante abbia superato le cinquanta primavere, lo storico frontman dei Klinik è ancora in grado di tenere il palco da solo, immerso nelle luci strobo ed accompagnato soltanto da uno schermo con proiezioni assortite. Lo show si configura come un greatest hits che va a toccare l’intera carriera solista di Dirk, dagli esordi con Dead or Alive e Final Report, passando per Broken Meat, Power of Passion, Blood Money, Machinegun Baby, Sufferhead, alla svolta electro di fine anni ’90 con gli inni Sidewalk Sinner e True Lies, proseguita poi con le recenti This Is Me e Lost Inside You.
C’è spazio anche per le cover della classica Pain and Pleasure dei Klinik e l’immancabile Rocket USA dei Suicide, primari ispiratori di tutta la scena belga e dell’EBM in generale.
Se ce ne fosse stato bisogno, Dive si conferma un gigante e poco importa che sul palco si presenti con una base registrata e nulla di più, la musica ed il carisma dell’uomo rimangono immutati.

Il gran finale della terza giornata di questo Schlagstrom è affidata ad un nome ancor più leggendario, Esplendor Geometrico.
Arturo Lanz e Saverio Evangelista sono sulla cresta dell’onda da ormai più di trent’anni, eppure non danno nemmeno un segno di cedimento, anzi, continuano a rinnovarsi ed a realizzare produzioni di qualità altissima.
Questa volta non c’è posto per i vecchi classici e le tracce ampiamente sperimentate in sede live negli ultimi anni, perché tutta la performance è incentrata sulla presentazione del nuovissimo album Ultraphoon.
L’atmosfera all’interno del deposito ferroviario si fa subito opprimente e minacciosa, con le staffilate di rumore di pezzi come Ólo e Viwanda Kasi che non danno tregua per un istante. Arturo Lanz occasionalmente prende il microfono ed arricchisce il sound con vocalizzi alienanti.
L’impianto del festival viene messo a durissima prova dagli Esplendor Geometrico, ed è proprio grazie a loro che ci rendiamo conto della sua qualità: i bassi devastanti fanno tremare l’intera struttura, ma non vanno in distorsione nemmeno una volta.
Il duo spagnolo suona molto a lungo, senza annoiare e riuscendo a coinvolgere tutti i presenti a discapito dell’ora tardissimo.
Entrambe le serate a cui abbiamo partecipato sono state un successo sia dal punto di vista del pubblico che, in generale, della qualità della proposta musicale. L’augurio è che lo Schlagstrom prosegua con le sue attività e, soprattutto, che d’ora in poi utilizzi sempre lo splendido Betriebswerk Schöneweide come location.

Simon Valky

Foto di Elisabeth Armand

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