Periodo duro per l’Olimpo del clubbing; a far vacillare lo star system della consolle, ci si mette prima l’affaire David Guetta ed ora si aggiungono, a stagione in dirittura d’arrivo anche Richie Hawtin ed il suo siparietto all’Amnesia, immortalato impietosamente da un cellulare.
La pietra dello scandalo? Un Richie, visibilimente su di giri, se la diverte alla grande con il Bagaglino che affolla la consolle del club ibizenco, facendo saltare la musica per ben due volte.
Sacrilegio! Chi ha diritto di interrompere il trip, pagato a peso d’oro, di una serata Cocoon? E come si permette Richie, il nerd più amato dal popolo della notte, di sembrare un pinco pallino qualunque?
A giudicare dai commenti al video, parecchia gente s’è incazzata. E di brutto.
C’è chi commenta il video cosi: “20 anni fà era il più professionale di tutti! nn aveva conosciuto ancora la sua musa ispiratrice, la keta!!”
Può darsi ma non sarà proprio il concetto di “professionale” applicato al mondo della notte a mandare in fin dei conti, tutto in tilt?
Leggo spesso (soprattutto dj in erba) che parlano di “colleghi” e ripetono alla nausea il termine “professionale”: “bisogna essere professionali”, “tizio non è professionale”, “il movimento y è tra i più professionali”.
Siamo proprio sicuri che questo abbraccio (mortale dico io) della scena con il mondo aziendale abbia fatto bene alla musica?
Richie è uno degli esempi più eclatanti di occhialuto geek dell’underground che viene preso dal mercato, pettinato, tirato a lucido e trasformato in una delle più agguerrite macchine da soldi di clubland.
E proprio questo è uno degli aspetti più interessanti del personaggio: il cercare di tenere insieme le sue due personalità: quella di imprenditore e quella di “sfascione”.
Nel bel documentario sulla sua carriera, pubblicato diversi anni fa da Slices, Sven Vath parlava proprio di questa “schizofrenia”: “Quando si è trasferito a Berlino la sua vita è cambiata: ha iniziato a divertirsi, a fare cose che fino ad allora non aveva mai fatto”. E non ha più smesso.
L’ho incontrato due volte e devo dire che la scenetta incriminata e le sue quotazioni da dj di fama planetaria, vanno abbastanza d’accordo: vorrebbe essere “professionale” e la sua immagine “plastica” gli consente il successo, la riverenza, il denaro, le donne, il senso di onnipotenza.
Ma in fin dei conti, il vero Hawtin, assomoglia molto a quello del video.
La prima volta lo intervistai durante un Amsterdam Dance Event e l’impressione fu proprio questa: è un personaggio finto, un ologramma.
Se spegni le macchine dello show di Plastikman, scompare anche Hawtin.
L’atmosfera era surreale: silenzio da caserma, una sua collaboratrice che minacciava di cacciare giornalisti e fotografi che avessero fiatato dallo sfarzosissimo salottino dove il divo concedeva 3 minuti del suo prezioso tempo.
Durante la brevissima intervista, ostentava sicurezza e non incrociava mai lo sguardo ma bastò una domanda un pò infame per farlo scivolare e allora, la sua espressione, si fece come quella del video, nella parte in cui cercava goffamente di far ripartire il circo.
La seconda volta lo incontrai a Berlino. Anzi no, avrei dovuto incontrarlo a Berlino: io c’ero, lui non arrivò mai.
Mi diede appuntamento in una dei più lussuosi hotel di Alexanderplatz, il giorno successivo al suo show per il Berlin Music Days.
Pochi minuti prima dell’ora stabilita, mi arrivò una telefonata: “E’ stanco, non ce la fa” mi disse il manager.
Raccontai questo fatto ad un amico, personaggio noto sulla scena techno della capitale che mi rispose cosi: “Più che stanco, direi che era altrove..”. “Ah si?”, “Davanti a me ad un after”.
Tornai da Berlino senza intervista.
Ma infondo, avendo capito abbastanza del personaggio e non me la presi più di tanto.
Lo “punii”, a modo mio, qualche settimana dopo, costringendolo ad un’intervista di quasi 45 minuti al telefono (e posso assicurare che Richie non ha argomenti per 45 minuti.).
Questi aneddoti, per dire cosa: non ce la prendiamo con lui o con gli altri attori del reality di clubland solo perchè cercano maldestramente di far convivere sacro e profano (soldi pagati per un maxi-evento vs Richie strafatto).
Non ce la prendiamo con loro perchè un’esperienza, una volta “antagonista” e carica di contenuti sociali come la techno e l’house delle origini, dove l’eccesso era parte di uno stile di vita radicalmente opposto a quello della classe impiegatizia “diurna”, oggi è ridotto a puro trastullo per il tempo libero.
Non ce la prendiamo con loro perchè sbaglieremmo bersaglio.
Anzi: ringraziamo Richie Hawtin di averci ricordato, con la sue “sfattonate” che fare il dj non è come lavorare in azienda (con tutto il rispetto per chi lavora in azienda) perchè brands, marketing milionario ed agenzie non c’entrano nulla con la cultura di rottura che oltre un ventennio fa ha fatto amare al mondo la techno.
E se non vogliamo perdonargli questa ed altre defaillance, abbiamo almeno la coerenza di ignorare i suoi party, perchè “ricco e maledetto” lo abbiamo fatto noi.
Da solo, Richie, era niente più che un geek un pò autistico dalla geniale vena creativa. Noi abbiamo trasformato il personaggio in un mito.
Massimiliano Sfregola